Strage di delfini sulla costa francese: 23 carcasse in soli 2 giorni. «Colpa delle reti dei pescatori»

Sea Shepherd France: «Alcuni erano stati mutilati della coda»

Alcuni dei delfini trovati morti da Sea Shepherd France
di Remo Sabatini
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Lunedì 13 Marzo 2023, 15:33 - Ultimo aggiornamento: 15:35

Al momento, le povere carcasse rinvenute sarebbero almeno ventitre. Ma potrebbero essere molte, molte di più. Numeri eclatanti che raccontano di una ennesima strage silenziosa, quella dei delfini. Andata in scena lungo la costa della Francia occidentale che si affaccia sulle acque del Golfo di Biscaglia, è tornata a far discutere il mondo ambientalista. Lì, infatti, in soli due giorni dell'ultimo fine settimana, sono stati rinvenuti i delfini ormai senza vita. A qualche esemplare era stata persino tagliata la coda. Tanti che, ai soccorritori, non è rimasto altro da fare che registrarne il decesso e prelevarli per le ormai consuete analisi di rito. Sì perché di delfini morti, lungo quelle coste, negli ultimi anni se ne trovano davvero troppi.

Il motivo di quelli che non sono da considerarsi naturali spiaggiamenti, lo hanno spiegato i ragazzi di Sea Shepherd che, ieri, sono tornati a manifestare in piazza a Sables D'Olonne, nota località balneare a sud di Nantes, contro quella che è già stata definita una nuova strage. «Abbiamo più volte filmato i pescherecci che tirano su le reti con al loro interno pesci e delfini».

La pesca industriale, infatti, è tra le prime cause di morte dei mammiferi marini che, attratti dalle grandi quantità di pesce raggruppato dalle imbarcazioni, finiscono per trovarsi in mezzo al pescato. «Qualche pescatore si adopera per liberare i delfini o le tartarughe rimaste impigliate, qualche altro, lontano dalle fotocamere, no».

Da qui la crudele abitudine di mutilare i cetacei che, visti come antagonisti, vengono ributtati in mare e abbandonati al loro triste destino, pur di non rovinare le attrezzature. Abitudine che sta decimando delfini, squali, tartarughe e persino balene in tutti i mari solcati dai grandi pescherecci. Così, in attesa di nuove norme a difesa del mondo marino, agli attivisti non rimane altro da fare che tornare a denunciare e continuare a prendere nota. Quel 23, infatti, pare sia già stato di gran lunga superato.

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