Era un amico di famiglia e per questo la loro porta di casa era sempre aperta; ben presto però lo stesso si sarebbe rivelato un orco, a tal punto da tentare approcci sessuali su una 16enne arrivando persino, alla piscina comunale, a premerle la testa per impedirle di riemergere e respirare.
Con le accuse di violenza sessuale e minacce, il Tribunale dell'Aquila ha condannato a 7 anni di reclusione un cittadino di nazionalità marocchina, M.G. di 37 anni, residente in città, assistito dall'avvocato Francesco Valentini. Secondo l'accusa la 16enne (assistita dall'avvocato Simona Giannangeli) sarebbe stata in più occasioni presa al collo, ai polsi per essere spinta sul muro della propria cameretta o del bagno, per essere palpeggiata nelle parti intime, baciata, nonostante il dissenso manifestato dalla stessa.
Un giorno l'arrestato avrebbe tirato fuori dai pantaloni una banconota di 50 euro in cambio di una prestazione sessuale, con il risultato di far scoppiare in lacrime la minore che frettolosamente era uscita dalla camera da letto.
Il forte dimagrimento, l'inappetenza e il referto del Pronto soccorso (stato di agitazione) hanno spinto i genitori a capire cosa stesse accadendo, diventando anche loro oggetto di minacce dell'indagato: «Io non ho paura di nessuno». L'imputato è stato condannato anche a un provvisionale risarcitoria di 40 mila euro alla parte.