Terremoto, cinque anni dopo: ancora 6.500 sfollati nel Teramano

Terremoto, cinque anni dopo: ancora 6.500 sfollati nel Teramano
di Maurizio Di Biagio
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Mercoledì 25 Agosto 2021, 08:38

Sono ancora 6.500 gli sfollati in Abruzzo dell'ultimo sisma del 2016-17 un numero che ancora pesa, ed anche notevolmente, sulla ricostruzione: 6.252 in regime di Cas (autonoma sistemazione) e 262 in hotel. Persone che rivogliono la propria casa ora lesionata o sventrata e che non vedono l'ora di tornare ai propri affetti casalinghi di sempre, abbandonando così anonime abitazioni a km di distanza e in ambienti perlopiù alieni. In totale gli sfollati del sisma del Centro Italia sono 49.285, 30 mila dei quali solo nelle Marche. Purtuttavia sono circa mille le famiglie che sono potute tornare nelle proprie abitazioni in regione.


L'ultima accelerata impressa dal commissario straordinario, Giovanni Legnini, di certo ancora non può evadere e soddisfare tutte le richieste che giungono dal territorio. «Non c'è dubbio che se fossimo stati ascoltati di più, la ricostruzione sarebbe partita prima e oggi staremmo a un punto senz'altro più avanzato» è stato il commento del presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, che dice di «aver dovuto attendere due anni per ottenere assunzioni e poteri speciali, con le varie ordinanze».


Sul territorio, in prima linea ci sono loro, i sindaci che devono far fronte alle pressanti richieste dei concittadini. A Castelli, in provincia di Teramo, il primo cittadino Rinaldo Seca dice di essere alle prese, come diversi altri colleghi, con il doppio cratere: «Abbiamo ancora gli strascichi del sisma del 2009 e tutto procede lentamente, ci sono problemi per ogni aggregato». In un Comune di mille abitanti, Seca ha 200 sfollati dislocati in hotel e in alcuni map usati dopo il sisma aquilano: troppi.


Così anche Fano Adriano: qui il sindaco Luigi Servi ammette sconsolato che «la ricostruzione è totalmente ferma e molti problemi sono legati alla sovrapposizione». Del resto è lo stesso Legnini a precisare che «gran parte della ricostruzione deve ancora essere realizzata, che solo alcuni cittadini sono riusciti a rientrare nelle case o stanno per conseguire l'obiettivo e che le condizioni di sofferenza persistono».


A Campotosto (in provincia dell'Aquila), il sindaco Luigi Cannavicci, si dice ottimista, la ricostruzione ripartirà dalla piazza principale soprattutto in base all'ordinanza che porta il nome della località: «Da agosto scorso abbiamo avuto 25 contributi per la ricostruzione, dal 2009 non era successo nulla». 


Per il Comune lacustre si prevede dunque la ricostruzione unitaria del centro storico: sono stati inoltre individuati alcuni interventi urgenti, come il recupero della sede municipale, dell'ex ospedale, la realizzazione dei sottoservizi, il rifacimento della pavimentazione.

L'Ordinanza prevede un impegno di spesa di 13,3 milioni di euro. Inoltre le 2.659 imprese capofila e i settemila professionisti abilitati per la ricostruzione «potrebbero non essere in grado di affrontare l'impressionante mole di lavoro, anche a causa dei limiti al cumulo degli incarichi, così come rischia di andare in tilt l'apparato tecnico-amministrativo che guida le operazioni».


C'è ancora tanto da fare. Tra i Comuni dove la ricostruzione è più avanzata ci sono Castel Castagna (50% dei danni gravi già presentati), Colledara, Torricella Sicura, Campli, Crognaleto e Montorio al Vomano. Tra quelli dove si procede più a rilento ci sono Barete, Campotosto, Pizzoli, «ma in tutti questi casi specifica il rapporto di Legnini - la ricostruzione è stata di fatto bloccata dagli studi di approfondimento sulle faglie attive e capaci, che solo recentemente hanno consentito di svincolare delle zone dove finora le attività erano interdette».
Teramo in Abruzzo è la città che ha registrato un maggior contributo per la ricostruzione privata: a fronte di 184 milioni richiesti, sono stati concessi 41.458.000 e finora sono stati liquidati 10 milioni, quasi al pari di Montorio al Vomano (9 milioni) che ne ha richiesti molti di meno (50 mln) e avuti concessi (23). In Abruzzo ci sono ancor da rimuovere 23 mila tonnellate di macerie su un totale di 65 mila.

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