Una micidiale stretta al collo con un laccio ruvido, mai trovato, ma anche con un possibile foulard. In questo modo orrendo lo scorso 12 febbraio è stata uccisa Cesira Bambina Damiani, 88 anni, di Casoli. Dopo 6 mesi inchiesta chiusa e processo fissato per l'atroce matricidio. A strangolarla sarebbe stato il figlio convivente Francesco Rotunno, 65 anni, arrestato e ancora in carcere a Lanciano con l'accusa di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione; rischia l'ergastolo.
Una morte orribile con il fiato che le è mancato e poi l'arresto cardiocircolatorio.
L'omicidio è avvenuto nel pomeriggio del 12 febbraio nell'abitazione che madre e figlio condividevano a Casoli, in corso Umberto I. Dalle indagini non sono emersi segni di percosse o tracce di farmaci diversi da quelli che la pensionata assumeva. A ritrovare il corpo della donna in camera da letto è stata la badante. La vittima, distesa sul letto matrimoniale, indossava il pigiama e ai suoi piedi c' erano indumenti come corredo funerario. Il giorno dopo dell'omicidio era stato programmato il ricovero in ospedale per accertamenti sullo stato di salute della donna, dal momento che era deperita.
Sul tavolo da pranzo invece c'era un biglietto, strappato da un calendario del 2022, con la scritta con pennarello color nero "Scusa a tutti", stessa grafia dell'imputato. Saltata quindi la perizia calligrafica che il pm stava per conferire. Dopo l'omicidio l'uomo, divorziato, e senza lavoro fisso, è stato ritrovato per strada con i polsi tagliati e in stato di ipotermia, tanto da essere ricoverato in Psichiatria al Renzetti prima di finire in carcere tre giorni dopo. "Non so nulla, non ricordo nulla", ha sempre detto l'uomo, separato e padre di tre figli. Nell'ordinanza cautelare il gip aveva rimarcato che per l'uomo la madre fosse diventata un peso insopportabile. L'indagine ha anche appurato che dal conto corrente della donna sono scomparsi 16 mila euro.