Sacci, in bilico la vendita del ramo
a Cementir: a rischio 200 posti

Sacci, in bilico la vendita del ramo a Cementir: a rischio 200 posti
di Stefano Dascoli
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Martedì 19 Luglio 2016, 10:05
L'AQUILA - Oltre duecento posti di lavoro a rischio nell’Aquilano, ottocento in tutta Italia. E’ la dimensione del gravissimo danno economico e sociale che potrebbe essere causato dalla mancata vendita del ramo d’azienda da Sacci a Cementir. Un’operazione che coinvolge direttamente lo storico cementificio di Cagnano, dove lavorano cento persone e altrettante operano nell’indotto, ma anche altri siti in tutta Italia. La vicenda, kafkiana, si trascina da ben sei anni ed è arenata in Regione.

Nubi nerissime si addensano all’orizzonte: il 25 luglio prossimo, cioè tra meno di sette giorni, scadrà la concessione mineraria “Aterno”. Da quel momento il sito di Cagnano sarà inutilizzabile. E’ di tutta evidenza che senza il rinnovo salterebbe anche la vendita. E’ saltata l’altro giorno l’approvazione della delibera in giunta regionale per dubbi sollevati da funzionari.

«La vicenda ha assunto contorni assurdi – dice l’ad di Sacci Augusto Federici – Basti pensare che la prima domanda di rinnovo della concessione mineraria risale al 2010. Addirittura il primo parere favorevole, ovvero la fine della Via (valutazione impatto ambientale), è del dicembre 2013. L’ufficio Miniere della Regione ha acquisito tutti i pareri a marzo 2015 e doveva solo attendere la chiusura dell’attività amministrativa del Comune di Cagnano, cosa che è avvenuta a marzo scorso. E’ da quel momento che una dirigente della Regione ha sul tavolo questa pratica».

La Sacci si trova nella condizione di concordato in continuità con la promessa di vendita a Cementir del ramo d’azienda. Altrimenti sarà fallimento. «Anche se l’azienda fosse in perfetta salute – dice Federici -, il 25 scadrebbe la concessione mineraria e saremmo costretti a interrompere l’attività. E’ una follia». Quali sono gli ostacoli? «Invece di applicare la legge – spiega Federici – ovvero un Regio decreto degli anni ’20 che regola le concessioni minerarie (la marna da cemento è considerato un minerale strategico in Italia, ndr), con il passaggio dai Distretti minerari alle Regioni sono venute meno le competenze. Questo genera inerzia e la gente perde il lavoro».

La Regione aveva anche ipotizzato di mettere a bando la concessione, nonostante sia in essere dal secondo Dopoguerra. «Che senso avrebbe – tuona Federici - fare un bando su un progetto di ampliamento fatto da noi, funzionale alla nostra cementeria, con una spesa di centinaia di migliaia di euro, che ha ricevuto pareri favorevoli, in un iter molto lungo, da tutti gli uffici preposti? A conclusione del percorso autorizzativo si decide di fare un bando? Semmai avrebbe avuto un senso cinque anni fa». In gioco c’è un’operazione complessiva da 125 milioni. Ma soprattutto il destino di centinaia di famiglie.

«Chi comprerebbe un’azienda che rischia la chiusura tra una settimana? - ammonisce Federici -. La vendita è stata approvata dall’80 per cento dei creditori di Sacci e omologata dal Tribunale fallimentare di Roma. Il danno, eventualmente, ricadrà anche sulla Regione: creditori e tribunale avranno modo di ricercare i responsabili del disastro». L’offerta di Cementir ha scadenza 30 settembre e ha come condizione vincolante il rinnovo della concessione di Cagnano. Le condizioni economiche di Sacci non consentono, però, di ipotizzare un orizzonte così lungo. 
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