Paraplegico dalla nascita si lancia col paracadute da 4.200 metri, l'impresa di Gianfranco Ciavattella: «Siate liberi»

Paraplegico dalla nascita si lancia col paracadute da 4.200 metri, l'impresa di Gianfranco Ciavattella: «Siate liberi»
di Giovanni Sgardi e Bruno D’Alfonso
3 Minuti di Lettura
Domenica 21 Aprile 2024, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:15

Non cammina, ma per una volta ha provato l’ebbrezza di volare. Un lancio con il paracadute da 4200 metri di altezza, velocità di caduta di 200 chilometri all’ora. Vita. Pura vita. Racchiusa in quel minuto che Gianfranco Ciavattella, 51 anni di Montesilvano, ha vissuto libero nel cielo. «Sì, per la prima volta mi sono sentito davvero libero. Ho potuto dimenticare questa malattia che mi inchioda a terra senza poter muovere un passo». Ciavattella è paraplegico dalla nascita. È nato gemello prematuro e la sua condizione ha favorito l’insorgere di una malattia invalidante che gli ha reso impossibile da subito usare le gambe. La sentenza del destino: carrozzella a vita. E bastasse questo. I medici gli avevano garantito che, all’80 per cento, avrebbe potuto camminare. Così si è sottoposto a otto operazioni di fila: anca, tendine d’Achille, adduttori, ginocchio. Gesso, sofferenza, dolore senza fine. Disillusione alternata a speranza. Poi basta, Gianfranco non era destinato a una vita normale. A quel punto si è arreso alla sua condizione di disabile. Fino a quando il nipote Massimiliano, parà della Folgore, gli ha donato quella speranza impossibile. Un minuto nel cielo di libertà totale.

IL FILM

È una storia che sembra tratta dal film “Quasi amici”, quella di Gianfranco e Massimiliano. Il parà ha fatto di tutto per aiutare concretamente e sostenere psicologicamente lo zio. Ma, sebbene Gianfranco, grande tifoso del Pescara, fosse amato e ben integrato a Montesilvano, non lo vedeva mai davvero felice. La pazza idea gli è venuta guardando un video: quello di un soldato disabile per lo scoppio di una bomba in Afghanistan, che si butta da un aereo con i colleghi con i quali aveva condiviso missioni militari. Ma certo, cosa c’è di meglio di un paracadute per chi non può usare le gambe.

E allora parte la mission più importante del parà: per festeggiare il compleanno di Gianfranco, il nipote contatta la scuola di paracadutismo di Molinella, specializzata anche per l’assistenza ai disabili.

Tutto pronto, domenica scorsa: zio, nipote e un assistente salgono sull’aereo che li porta fino a 4200 metri d’altezza. Poi il lancio in tandem. Ciavattella è assicurato con una speciale imbracatura all’assistente Santiago Calzolari dell’associazione sportiva “Fly for fun zone”. Un minuto di caduta controllata con Gianfranco legato al partner da una sorta di “cordone ombelicale”. Lancio riuscito. Tutto come previsto.

EMOZIONI

Cosa prova chi non ha mai potuto usare le gambe ma vola? «L’emozione più forte che ho provato è stata ovviamente il senso di libertà. C’è stata poi quella di vedere le tante persone che mi attendevano a terra e che mi acclamavano», racconta il pescarese. E ancora. «Ciò che ho provato è difficile da raccontare, una carica di adrenalina, una fortissima sensazione che mai avrei immaginato di poter vivere. Ora sono a disposizione di qualsiasi altro disabile per raccontare e trasmettere le emozioni della mia testimonianza. Questa è una lezione di vita che fa capire che nessun ostacolo è insormontabile. Voglio che sia condivisa da più persone possibili, siano esse nella mia stessa condizione o peggio».

E ora? «Ora non voglio più sentir parlare di altri interventi e altro dolore - prosegue Gianfranco -. So che la mia vita è questa, in carrozzina. Me ne sono fatto una ragione. Ma ora ho un nuovo orizzonte davanti a me: vorrei lanciarmi ancora con il paracadute, ci spero proprio». E, c’è da giurarci, anche questa volta l’amatissimo nipote Massimiliano non lo deluderà.

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