Quel suo progetto per i 13 ettari dell’ area di risulta resta un’occasione mancata per la politica, condizionata da veti incrociati di gruppi di potere che fecero cadere nel dimenticatoio il disegno di una città che «avrebbe potuto diventare europea», come spiega Di Biase e che invece si arenò sulle secche delle lotte intestine tra i corridoi del municipio. Il progetto, affidato alla società Toto, fu revocato dal Consiglio comunale, per poi cadere nell’oblio. Durate il suo mandato di sindaco, Luigi Albore Mascia tentò di rispolverare l’idea della biblioteca, ma i tempi non erano più propizi per ottenere finanziamenti. «Oggi quell’idea non è più praticabile» spiega l’attuale assessore comunale ai lavori pubblici, che pure confessa di essersi speso, all’epoca, per cercar risorse utili alla realizzazione di una struttura culturale. Stesso rammarico per Di Biase: «Il bosco e la biblioteca nell’ area di risulta non sono stati realizzati per l’incapacità di guardare avanti, perché Pescara è una città che fagocita se stessa, il suo scarso passato e anche le sue idee migliori». Passate attraverso la fantasia architettonica di Antonio Monestiroli, che immaginò per la città adriatica un destino rimasto sulla punta del compasso.
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