L’Aquila, Gssi: due premi Nobel all’inaugurazione dell’anno accademico

L’Aquila, Gssi: due premi Nobel all’inaugurazione dell’anno accademico
di Daniela Rosone
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Lunedì 17 Dicembre 2018, 09:01
L’AQUILA - Un nuovo anno accademico e tanti progetti futuri per il Gran Sasso Science Institute, la scuola universitaria superiore più giovane e più internazionale d’Italia. Le attività didattiche sono state inaugurate alla presenza di due giganti della scienza e della ricerca: il Nobel e senatore a vita Carlo Rubbia e Barry Barish, premio Nobel e insignito lo scorso anno del riconoscimento dell’Accademia di Svezia per il suo impegno nella rivelazione delle onde gravitazionali e al quale anche il sindaco Biondi ha voluto dare un omaggio in segno di gratitudine da parte della città. Il rettore del Gssi Eugenio Coccia ha ricordato come gli ultimi due anni (il Gssi esiste da cinque) siano stati particolarmente importanti per reclutare ricercatori e docenti a tempo indeterminato, per creare un nucleo solido per una incisiva politica scientifica che crei anche legami con le aziende del territorio. Da due anni l’istituzione è stata riconosciuta come nuovo ateneo a livello di dottorato di ricerca. << Il nostro compito - ha detto - è essere all’altezza delle persone di talento che siamo riusciti ad attrarre qui e che hanno creduto nel nostro progetto. Investire all’Aquila è una sfida ma vale la pena perché nel suo futuro ha anche la costituzione di una nuova città con nuove istituzioni e nuove iniziative che prima non c’erano, è il Gssi ne è un esempio. Il premio Nobel Carlo Rubbia ha sottolineato come sia un momento particolarmente felice per la scienza e la ricerca con le nuove scoperte. << Il 95% di quello che esiste nell’universo e nella galassia - ha detto - è ancora sconosciuto quindi un giovane ha ancora da scoprire tanto e questa è una condizione straordinaria, un’occasione d’oro. L’idea del Gssi è vincente, ci sono tutti gli elementi per portare qui un lavoro completare come quello che per esempio si è fatto per molti anni a Trieste, con una ricerca avanzata post universitaria >>. Sui giovani e sui ricercatori che lasciano l’Italia il professor Rubbia ha sostenuto che è un fatto positivo. Anche grazie a loro l’Italia ha una posizione di grande rispetto. << Le persone che vogliono fare ricerca - ha proseguito - vanno nel posto migliore e a volte non è l’Italia. Dobbiamo crescere e creare un equilibrio tra gli italiani che vanno all’esterno e gli scienziati stranieri che vengono in Italia >>. Il focus di questo anno accademico è stato sulle ricercatrici e sui ricercatori che si stanno dimostrando all’avanguardia dell’attività scientifica a livello mondiale. Sono intervenute, infatti, tre ricercatrici del Gssi: Elisabetta Baracchini, Karoline Schaffner e Marika Branchesi, quest’ultima ritenuta tra le dieci personalità scientifiche più importanti al mondo secondo Nature e tra le cento più influenti del pianeta secondo il Time. << I numeri dicono che le scienziate donne sono meno degli uomini - afferma - ci sono degli stereotipi che vanno abbattuti. Molto spesso la scienza non viene vista per le bambine, spesso si pensa che sia un mestiere difficile per le donne o che lo scienziato sia isolato e solo, in realtà abbiamo una vita sociale come tutti. La scienza va raccontata, bisogna parlare alla gente. Sono al Gssi da un anno e mezzo, lavorare qui è come farlo nei migliori centri internazionali, significa lavorare con il mondo. La nostra è un’eccellenza e tanti dovrebbero seguire l’esempio >>. La lectio magistralis è stata affidata all’economista e presidente dell’Istat Maurizio Franzini che ha parlato delle conseguenze economiche delle innovazioni tecnologiche.
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