Almeno 17 colpi alla schiena, alla nuca e al collo, sferrate da un coltello con 20 centimetri di lama. È morta così mercoledì mattina in casa a Bucchianico Paola De Vincentiis, 69 anni. Ma per il figlio Cristiano, 50 anni, padre di due figli, licenza elementare, un lavoro come operaio fino al 2005, un passato più recente segnato dall'eroina, trattato con il metadone e seguito dal Serd, («Ma non assumo stupefacenti»), è stata la madre a cominciare: «Mi ha massacrato, quella mi ammazzava, era pazza furiosa» ha detto nel burrascoso interrogatorio di convalida davanti al Gip, Luca De Ninis, sovrapponendosi di continuo alle sue domande e non solo.
È arrivato a minacciare il pm, Giancarlo Ciani, che lo aveva già interrogato in ospedale e ieri ne ha messo in evidenza le contraddizioni. Il magistrato, che ha chiesto la convalida dell'arresto fatto dai Carabinieri e la custodia cautelare in carcere, gli contesta l'omicidio volontario aggravato perché commesso contro il genitore, con la recidiva specifica reiterata dal momento che il 50enne ha due condanne per lesioni personali. De Vincentiis ha mostrato un atteggiamento quasi cinico: «Un'esagerazione, credo di averne date di meno» commenta quando viene letta la contestazione delle 17 coltellate e potrebbero anche essere di più.
«Sono stato aggredito a letto, mentre dormivo, con una coltellata, ho sentito un dolore fortissimo al petto, ho sentito anche un colpo alla testa, un corpo contundente di ferro, e così mi sono difeso iniziando a dare coltellate.
Il difensore, l'avvocato Cristiano Zulli, ha annunciato che chiederà una perizia psichiatrica per il suo assistito ed ha chiesto al Gip una misura alternativa alla detenzione, una comunità protetta in cui De Vincentiis possa essere anche seguito per quanto riguarda i farmaci che assume. Oggi la decisione del Giudice sulla misura cautelare. De Vincentiis rischia l'ergastolo e, forse, non se ne rende conto.