Coronavirus, in Abruzzo calo dei ricoveri ma cresce la letalità

Coronavirus, in Abruzzo calo dei ricoveri ma cresce la letalità
di Stefano Dascoli
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Venerdì 10 Aprile 2020, 08:00
L’AQUILA Il dato migliore, nella lotta dell’Abruzzo al coronavirus, continua a essere quello dei ricoveri in ospedale: ieri addirittura -25 sugli ordinari e -5 in terapia intensiva, rispetto al giorno precedente. Una riduzione cinque o sei volte maggiore se si tiene in considerazione l’andamento più recente, la più consistente di sempre. In termini assoluti bisogna tornare indietro fino al 27-28 marzo per trovare numeri simili.

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Gli ospedali, dunque, respirano: dal 3 aprile a ieri sono state dimesse 74 persone. Purtroppo, però, quello che può sembrare un avvio di discesa, fa i conti con il dato ancora funesto delle vittime: ieri addirittura 15, gran parte delle quali concentrata nel Teramano, in quella che è stata una giornata nerissima, la peggiore sotto questo punto di vista dall’inizio dell’emergenza.

A tal punto che il tasso di letalità abruzzese si è ulteriormente innalzato al 10%, avvicinandosi di circa mezzo punto al 12,7% della media nazionale.

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I contagi in Abruzzo, ormai, sono alle porte di quota duemila: con i 72 di ieri si è arrivati a 1.931. Il dato dei nuovi infetti va necessariamente messo in relazione con la percentuale giornaliera dei tamponi positivi: l’altro ieri era stata il 6,1% (60 su 978), ieri si è arrivati al 7,3% (72 su 981).

Andamento in pieno “plateau”, dunque, che non consente, al momento, di alleggerire l’attenzione anche se Giustino Parruti, il direttore di Malattie Infettive a Pescara e componente della task force regionale, ha ipotizzato zero casi in una ventina di giorni, pur sottolineando che l’epidemia potrebbe riproporsi di volta in volta con nuovi “nidi”.

Ragion per cui le misure restrittive dovranno essere ferree soprattutto per le festività pasquali, durante le quali saranno aumentati i controlli.

Del totale dei pazienti, 306 sono ricoverati in ospedale in terapia non intensiva, 57 in terapia intensiva (14 in provincia dell’Aquila, 12 in provincia di Chieti, 22 in provincia di Pescara e 9 in provincia di Teramo), mentre 1.203 sono in isolamento domiciliare. I deceduti sono arrivati a 194: gli ultimi sono un 58enne di Pescara; una 74enne di Montesilvano; una 82enne e una 52enne di Giulianova; un 90enne di Isola del Gran Sasso; un 91enne di Canzano; una 93enne di Spoltore; due donne, entrambe di 72 anni, e un 79enne di Pineto; un 81enne di Atri; un 84enne e un 81enne di Teramo; un 70enne di Nereto; un 55enne di Montorio al Vomano.

I guariti sono arrivati a 171, 25 in più rispetto al giorno precedente. Dato ancora sottostimato dalla lentezza dei tamponi. Lo stesso Parruti ieri ha detto che su quelli non urgenti si può arrivare anche a dieci giorni.

Il Pd, su questo, ha attaccato, in particolare ponendo l’attenzione sugli operatori sanitari: «Troppo lunga l'attesa degli esiti dei tamponi, bisognerebbe avere risposte immediate, per mettere al sicuro da dubbi o contagio se stessi, le proprie famiglie e i pazienti» hanno scritto Silvio Paolucci, Dino Pepe, Antonio Blasioli e Pierpaolo Pietrucci. A Pescara da dopo Pasqua aumenterà la produttività, come ha detto il direttore dell'Unità operativa complessa di microbiologia e virologia, Paolo Fazii.

Quanto al coinvolgimento delle cliniche private, che la Regione ha formalizzato con ordinanza (da 250 a 1.100 euro al giorno per ogni posto letto a seconda che sia ordinario o terapia intensiva), ieri l’assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì, ha specificato: «Non comporta alcun aumento di spesa per le casse regionali e, contemporaneamente, ci consentirà una ancora migliore gestione della presa in carico dei pazienti nel caso la situazione dovesse malauguratamente peggiorare. In ogni caso i privati entreranno in campo solo nel momento in cui dovessero essere esauriti i posti letto negli ospedali pubblici dedicati ai positivi al virus».

La Verì ha sottolineato che la decisione è scaturita da un input del governo nazionale (decreto 18).
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