Covid, Emilia muore a 53 anni. Il fratello: «E' stata sempre bene, poi è finita in coma con un tubo in gola»

Covid, Emilia muore a 53 anni. Il fratello: «E' stata sempre bene, poi è finita in coma con un tubo in gola»
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Mercoledì 17 Febbraio 2021, 11:33 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 08:07

E se n’è andata, a causa del Covid-19, Emilia Di Sabatino, 53 anni, ricoverata esattamente un mese fa all’ospedale di Chieti. Il fratello Paolo, nostro collega, l’ha ricordata su Facebook: «Ho deciso di far svolgere i funerali in forma strettamente privata. Buon viaggio sorella adorata, sei la mia roccia, il mio pilastro. Spero di star facendo tutto con quella precisione che tanto amavi».

«Mia sorella è morta per il Covid a 53 anni, si controllava regolarmente e l’ospedale per una banalità lo aveva visto una volta sola nella vita. È entrata in ospedale il 15 gennaio, ne è uscita dentro una bara chiara il 16 febbraio - scrive su Fb il fratello Paolo - Io e lei non abbiamo mai pensato fosse un’influenza più forte del normale, del resto, se lo fosse stata, non si sarebbe trovata con un tubo in gola, in coma farmacologico, con questo “serpente” che ritmicamente si gonfia e si sgonfia per tenerti attaccato alla vita.

Non si sarebbe sfiancata in cicli di pronazione a testa in giù sperando di tornare alla vita e ai sorrisi». 

«Noi parlavamo e cercavamo di agire con responsabilità, lei che mi ha detto “Non ci vediamo nemmeno a Natale, scusami, dobbiamo tutelare noi e gli altri”. Lei che l’ultima volta che  ha potuto dirmi qualcosa mi ha detto “Grazie, ringrazia tutti”. Le ho lasciato il vestito che preferiva, le scarpe del ballo che tanto amava, gli orecchini, la collana prediletta e lo scialle rosso per lei essenziale per questo corredo funebre, e ci scherzava nei primi giorni di ricovero, dandomi indicazioni, in un esorcismo laico mai riuscito. E allora penso ai quasi 94.000 che ad oggi hanno dovuto pensare a uno scialle, a riprendere i sacchi sigillati dall’ospedale con i vestiti dentro, con il nome scritto sopra con un pennarello, come dei caduti di una guerra che trova sempre nuovi motivi di divisione». 

«È per questo che non è importante che questa sia la mia storia, è la storia di tantissimi. Tantissimi che chiedono solo l’uso della delicatezza, del rispetto, della gentilezza. Non vorrebbero leggere le opinioni non richieste, i complotti, l’iperbole definitiva di un autore sconosciuto. Nel momento più doloroso, quello dell’astio per la troppa superficialità di chi usa questo mezzo che ci sta avvelenando l’anima ben oltre il percepito, riesco comunque a dare un segnale diverso. A non accodarmi. Non ho niente da dire nemmeno sul Covid. Chiedo solo gentilezza, per mia sorella che era la mia roccia e il mio pilastro, da sempre. Chiedo gentilezza per tutti gli altri, lei è un numero, insieme agli altri quasi 94.000. Ma se ci si impegna, si può avere rispetto anche dei numeri. Solo questo chiedo».

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