Centrale idroelettrica sul Vomano, accuse alla Regione

Centrale idroelettrica, accuse alla Regione
di Teodora Poeta
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Giovedì 9 Luglio 2020, 22:16 - Ultimo aggiornamento: 22:18
La Stazione Ornitologica Abruzzese (Soa) non molla sul cantiere per la centrale idroelettrica “Santa Lucia” sul fiume Vomano, che insiste sui Comuni di Atri, Morro d’Oro e Roseto, e lancia pesanti accuse contro la Regione Abruzzo. A distanza di cinque mesi dal loro primo e dettagliato esposto corredato anche da video e foto, in cui il Soa elencava una serie di difformità del cantiere rispetto all’originale progetto, «l’occupazione di almeno due aree per accumulo di materiali di scavo, un’area più vasta tra il canale per la condotta dell’acqua in costruzione e le sponde, una maggiore larghezza del cantiere stesso, la presenza di mezzi anche in alveo, la presenza di scavo del canale in due settori diversi per una lunghezza consistente e numerosi scavi», la Regione ha diffidato la ditta e chiesto l’intervento dei Carabinieri – Forestali.

Ma secondo il Soa si tratterebbe «di una montagna che ha partorito un topolino», questo è il commento di Augusto De Sanctis, «perché – spiega – quella diffida riguarda solo una delle tante difformità che noi abbiamo segnalato». «Per le altre criticità, a mesi dalle segnalazioni e nonostante la lettera dei Carabinieri -Forestali, la Regione è totalmente inadempiente circa i suoi obblighi di verifica e intervento». In particolare, si legge nel documento del Comitato di coordinamento regionale per la valutazione d’impatto ambientale (Via) che «a seguito di verifiche svolte in relazione agli esposti Soa, sono state riscontrate difformità localizzative e dimensionali, rispetto al progetto inizialmente autorizzato», detto ciò, però, la diffida «con contestuale obbligo di rimozione, entro 10 giorni dalla data di pubblicazione del presente provvedimento delle difformità progettuali dichiarate dalla ditta in sede di dibattimento odierno» riguarda solo i «canali di scolo che consentono alle acque provenienti dal fiume Vomano, entrate nel canale di adduzione, di tornare nel proprio alveo fluviale». Agli atti esiste una voluminosa documentazione con due esposti già presentati dal Soa il 17 febbraio e il 18 maggio, ma quello che chiedono oggi è il fermo del cantiere e addirittura il ritiro dell’autorizzazione. «Gli uffici della Regione e il comitato Via – dicono gli esponenti del Soa – sono obbligati a verificare loro l’ottemperanza alle prescrizioni e le eventuali difformità rispetto ai progetti approvati. Nostro malgrado saremo quindi costretti a segnalare alla magistratura il comportamento della Regione affinché valuti l’operato dei vari funzionari coinvolti».
 
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