Bidella uccisa, aveva chiesto aiuto a un'associazione contro la violenza sulle donne. Oggi l'interrogatorio del marito

Bidella uccisa, aveva chiesto aiuto a un'associazione contro la violenza sulle donne. Oggi l'interrogatorio del marito
di Serena Giannico
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Lunedì 15 Gennaio 2024, 07:50

Discretamente, aveva trovato il coraggio di rivolgersi ad un’associazione che si occupa di problemi di donne, Annamaria D’Eliseo, 60 anni, di Lanciano, che, stando ai riscontri della Procura, ha trovato la morte per mano del marito, Aldo Rodolfo Di Nunzio, oggi 71enne. Sopraffatta, si era affidata, per qualche tempo, anche a uno psicoterapeuta, che le aveva ripetutamente consigliato di lasciare il tetto coniugale, di allontanarsi da un ambiente ostile che la vedeva soccombere. Lei aveva paura di quella situazione e dell’uomo che le stava accanto, noto in generale per il suo caratteraccio. Ma non era andata via da casa. Si era allontanata soltanto per un po’, trasferendosi da una delle figlie, dalla villa di località Iconicella dove viveva e che si è trasformata in tomba. Poi era tornata alla quotidianità, e pure alle urla e ai maltrattamenti. «Era molto geloso - riferisce un conoscente della coppia -. La comandava in continuazione. Difficilmente poteva uscire da sola. La situazione era peggiorata da tempo. Capitava che lei non alzasse neppure più lo sguardo per salutarti, per non scatenare una brutale reazione». 

Lui era arrivato a prenderla a bastonate, come riferito anche da uno dei figli ai carabinieri. Le stava dietro come un’ombra, impedendole un’esistenza tranquilla.

Lei, mite e umile, dopo aver sopportato a lungo, aveva iniziato a confidare, timidamente, il proprio disagio, anche a scuola, dove lavorava come bidella. E aveva cercato aiuto. È stata strangolata, il 15 luglio 2021, con uno dei cavi di cui la rimessa in cui è stata trovata morta era piena. Il marito, ispettore dei vigili del fuoco in pensione, che nega di averla ammazzata, dopo il suo decesso ha continuato ad occuparsi della coltivazione di frutta e verdura e dell’allevamento di tacchini e “galline felici” come recita un cartello dinanzi a casa. Prodotti che, assieme alle uova, vendeva al mercato coperto.

Ora è rinchiuso in carcere a Lanciano e per stamattina, alle 9, è fissato l’interrogatorio, da parte del giudice Massimo Canosa. A difenderlo l’avvocato Silvia De Santis. «Arriverò un po’ prima - spiega il legale -. Finora Di Nunzio ha sempre ribadito che con la drammatica fine della moglie non c’entra». Lui sostiene che l’ha trovata impiccata nella rimessa-cantina, annessa all’abitazione e al giardino, con una scala accanto. Ma dovrà giustificare quelle grida di lei: «Lasciami, lasciami...», catturate da una telecamera attimi prima della morte.

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