Asl di Pescara, indagato il manager
per l'immobile di via Rigopiano

L'immobile oggetto dell'inchiesta
di Paolo Vercesi
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Giovedì 11 Giugno 2015, 12:02
PESCARA - «Quando si compra tra privati si fa quello che si vuole, si possono mettere anche cifre che non sono quelle reali».



Chissà che non sia stata proprio questa risposta, data agli inviati di “Striscia la notizia”, a mettere nei guai il manager della Asl, Claudio D’Amario. Sotto i riflettori in quei giorni c’era la procedura di acquisto, avviata nel 2014 dalla Asl, di un immobile in via Rigopiano per far posto agli uffici amministrativi e di staff, ceduto a un prezzo ritenuto tre volte superiore a quello al quale era stato comprato nel 2012: 2,8 milioni contro i 900 mila euro spesi dall’imprenditore Ermanno Cetrullo.



IL BLITZ - Ieri a chiedere conto di quelle parole e di quella operazione non è stata Striscia la notizia, bensì la Procura, che ha messo in azione la Squadra mobile coordinata dal dirigente Pierfrancesco Muriana. Il blitz è scattato di prima mattina ed è andato avanti con discrezione fino al pomeriggio, con una ventina di agenti in borghese, su disposizione del sostituto procuratore Annarita Mantini. Gli uomini di Muriana, incaricati delle perquisizioni, hanno bussato alla Direzione generale della Asl in via Paolini ovvero alla porta del manager Claudio D’Amario. Altri sono stati inviati dall’ingegner Vincenzo Lo Mele, dirigente del servizio patrimoniale della stessa Asl che ha firmato relazioni di valutazione in ordine alla proposta pervenuta alla Asl per soddisfare l’esigenza della nuova struttura. Perquisito nella stessa mattinata anche l’ingegnere Luigi Lauriola, responsabile unico del procedimento, stretto collaboratore della Asl, nominato da D’Amario proprio per quella discussa operazione immobiliare. Il quarto finito in questa inchiesta, pure lui perquisito a casa ovvero allo studio, è proprio Cetrullo, Ermanio detto Ermanno, cioè il venditore dell’immobile di via Rigopiano alla Asl. A tutti gli indirizzi sono stati prelevare documenti, computer, telefonini e ogni cosa ritenuta utile alle indagini.



Tutti e quattro - D’Amario, Lo Mele, Lauriola e Cetrullo - sono stati iscritti nel registro degli indagati e viene loro contestato l’articolo 353 bis del codice penale in riferimento alla turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. In altre parole, secondo l’accusa, il bando per l’acquisto dell’immobile era stato scritto in modo preordinato per favorire quella scelta.
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