L'Aquila, l'ex arcivescovo coadiutore del post sisma si dimette: «Vado in monastero»

L'ex arcivescovo coadiutore dell'Aquila si dimette: «Vado in monastero»
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Venerdì 30 Ottobre 2020, 14:22 - Ultimo aggiornamento: 14:24

Era arcivescovo coadiutore dell’Aquila nell’immediato post sisma del 6 aprile 2009, l'attuale vescovo di Ascoli Piceno, Giovanni D'Ercole, abruzzese di Rendinara di Morino, si è dimesso per andare in monastero. Lo annuncia lui stesso in un video sui canali social della diocesi marchigiana. D'Ercole definisce la sua rinuncia, che deve essere accolta dal papa, «una scelta difficile, sofferta ma profondamente libera, ispirata al servizio della Chiesa e non al mio interesse personale». «In un momento difficile come questo - aggiunge - in cui regna confusione nella nostra società, in cui c'è tanta paura, io credo, sento profondamente il bisogno di dedicarmi alla preghiera. Entro in un monastero - annuncia - dove potrò accompagnare il cammino della Chiesa in un modo più intenso, nella meditazione, nella contemplazione e nel silenzio. Quando avrò percorso questo periodo in monastero - seguita -, poi mi aprirò a tutte le prospettive che il Signore vorrà darmi. Sento che in questo momento dio mi chiama a fare un passo perché possa rendere servizio in questo modo». Vi prego quindi - conclude il vescovo - di considerare queste mie dimissioni come un atto di fede e un segno di amore più grande verso tutti». 

Ancor che per l’inchiesta (da cui è uscito poi scagionato con tante scuse) , indagato con l’accusa di tentata truffa al sociale da 12 milioni di euro messi a disposizione dal dipartimento delle Politiche della famiglia per le aree del “cratere”, i cosiddetti “fondi Giovanardi”, D’Ercole all’Aquila è ricordato per l’episodio delle carriole. In quell’immediato post sisma, il “popolo delle carriole”, per la quinta domenica consecutiva tornò nel centro storico martoriato dalle macerie. Era il marzo del 2010. A sorpresa, tra le persone che hanno “lavorato” alla macerie a piazza Palazzo, il vescovo ausiliare, Giovanni D’Ercole. Ha preso la pala e ha iniziato a levare terriccio dal grande mucchio sotto la statua di Sallustio, sporcandosi la tonaca. Tante, però, le contestazioni da parte della gente. 

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