«Costretti a chiuderci a chiave per sfuggirgli», padre violento condannato a 4 anni e 4 mesi

Il Tribunale di Viterbo
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Giovedì 8 Aprile 2021, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 15:12

«Eravamo costretti a chiuderci a chiave in camera per sfuggire a nostro padre». Marito e padre violento condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione e a5 anni di interdizione dai pubblici uffici per maltrattamenti in famiglia.

Si è concluso con una severa sentenza il processo a un viterbese trascinato alla sbarra da moglie e figli.
L’uomo, spesso sotto l’effetto dell’alcol, avrebbe fatto vivere la sua famiglia nel terrore. A raccontare in aula cosa accadeva dentro quelle quattro mura proprio uno dei figli. Il maggiore. Lo stesso che a settembre 2019 per salvare la mamma dalla furia cieca del padre ne è rimasto vittima.

Moglie e figli si sono costituiti parte civile con l’avvocato Guido Conticelli e saranno tutti risarciti.
L’11 settembre 2019 il 113 riceva una richiesta di intervento immediato. La polizia allertata da una donna disperata arriva davanti alla casa e scopre cosa accadeva da tempo in famiglia. La donna durante una delle tante liti, fatte di insulti e violenza, riesce a chiedere aiuto.

Secondo quanto ricostruito in aula dagli agenti interventi sul posto, l’imputato ubriaco avrebbe prima aggredito verbalmente la moglie privandola del telefono. Poi avrebbe iniziato a prendersela anche col figlio più grande intervenuto per difendere la mamma.

La scena si sarebbe svolta interamente davanti al bambino più piccolo, non ancora maggiorenne.
Quello di settembre 2019 sarebbe stato solo l’ultimo episodio di una lunga serie. L’imputato più e più volte avrebbe terrorizzato i familiari prendendo a calci e pugni mobili e porte, rendendo la vita in casa un incubo. Episodi che sarebbero stati anche registrati dai figli e depositati ai giudici dagli avvocati.

«Siamo di fronte - ha spiegato la pm Paola Conti durante la discussione - a maltrattamenti connotati da particolare gravità. Chiedo che non siano concesse le attenuanti». Le tre vittime sono ora lontane e stanno affrontando un percorso per dimenticare quanto accaduto a Viterbo.

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