Un racconto surreale, ripetuto in aula. “Me l’ha detto la sua ex, quella con cui stava prima di me e da cui ha avuto un figlio. La sera dopo avermi picchiata, mentre io ero ricoverata, è andato a cena da una comune amica a Santa Barbara, cui avrebbe detto “Devo sbrigarmi a fare questa cosa”, perché si aspettava che la polizia lo avrebbe cercato e avrebbe trovato l’arma. Poi ha messo la pistola in un sacco nero e l’ha buttata in un cassonetto alla Grotticella”. Da Santa Barbara alla Grotticella. Quasi un’ora a piedi, con tutti i rischi del caso, considerato che il giovane non ha la patente e che la moto era fuori uso. Escludendo di poter ritrovare l’arma, servono riscontri. E così entrambe le donne tirate in ballo saranno sentite il 24 gennaio prossimo dal collegio presieduto dal giudice Silvia Mattei, mentre è stata rigettata per ora la richiesta di sentire una terza testimone, l’attuale fidanzata dell’imputato. “Stava con lei quella sera, è la prima che sono usciti insieme”, ha detto il difensore Remigio Sicilia, fornendo l’ennesima rivelazione inedita alla corte. Nel processo avevano già fatto irruzione facebook e whatsapp. Realtà virtuali, ma non troppo, potrebbero alleggerire la posizione del 30enne. In particolare la miriade di messaggi scambiati via whatsapp dalla vittima con la ex dell’aguzzino, salvati tramite screenshot, di cui la difesa ha chiesto l’acquisizione.
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