Viterbo, stupra la fidanzata puntandole addosso una pistola e poi la cosparge di alcol minacciando di darle fuoco

Viterbo, stupra la fidanzata puntandole addosso una pistola e poi la cosparge di alcol minacciando di darle fuoco
di Silvana Cortignani
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Martedì 14 Giugno 2016, 19:34 - Ultimo aggiornamento: 15 Giugno, 17:48
Nel cuore della notte, il 23 maggio 2015, avrebbe fatto 4 chilometri a piedi da Santa Barbara alla Grotticella con un’arma nascosta in un sacco nero. Poi avrebbe buttato in un cassonetto la pistola che la sera prima aveva infilato in bocca alla ex, quando l’ha picchiata fino a mandarla in ospedale. E’ l’ennesimo colpo di scena del processo al 30enne viterbese arrestato lo scorso 25 luglio in seguito a una notte da arancia meccanica. Il 22 maggio 2015, spinto da una gelosia cieca, avrebbe violentato brutalmente la fidanzata, con cui stava da cinque mesi, puntandole addosso una pistola, le avrebbe spezzato un polso a colpi di tacco di stivale e l’avrebbe cosparsa di alcol minacciando di darle fuoco con l’accendino. Per questo il giovane, rimasto ai domiciliari fono a pochi giorni fa, è accusato anche di detenzione abusiva di arma. Ma della pistola nessuna traccia. Fino a quando, dopo l’udienza dello scorso 10 maggio, la presunta vittima non è salita in procura, rivelando di aver saputo, a un anno di distanza, che fine avesse fatto. Gettata in un cassonetto.
Un racconto surreale, ripetuto  in aula. “Me l’ha detto la sua ex, quella con cui stava prima di me e da cui ha avuto un figlio. La sera dopo avermi picchiata, mentre io ero ricoverata, è andato a cena da una comune amica a Santa Barbara, cui avrebbe detto “Devo sbrigarmi a fare questa cosa”, perché si aspettava che la polizia lo avrebbe cercato e avrebbe trovato l’arma. Poi ha messo la pistola in un sacco nero e l’ha buttata in un cassonetto alla Grotticella”. Da Santa Barbara alla Grotticella. Quasi un’ora a piedi, con tutti i rischi del caso, considerato che il giovane non ha la patente e che la moto era fuori uso. Escludendo di poter ritrovare l’arma, servono riscontri. E così entrambe le donne tirate in ballo saranno sentite il 24 gennaio prossimo dal collegio presieduto dal giudice Silvia Mattei, mentre è stata rigettata per ora la richiesta di sentire una terza testimone, l’attuale fidanzata dell’imputato. “Stava con lei quella sera, è la prima che sono usciti insieme”, ha detto il difensore Remigio Sicilia, fornendo l’ennesima rivelazione inedita alla corte. Nel processo avevano già fatto irruzione facebook e whatsapp. Realtà virtuali, ma non troppo, potrebbero alleggerire la posizione del 30enne. In particolare la miriade di messaggi scambiati via whatsapp dalla vittima con la ex dell’aguzzino,  salvati tramite  screenshot, di cui la difesa ha chiesto l’acquisizione.
 
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