L'Appello per l'omicidio Fedeli, nessuno sconto di pena per Micheal Pang

Omicidio Fedeli
di Maria Letizia Riganelli
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Venerdì 17 Settembre 2021, 06:20

Omicidio Fedeli, nessuno sconto di pena per Micheal Pang. Ieri mattina la Corte d’Assise d’Appello di Roma ha confermato integralmente la sentenza di primo grado. Il ventenne americano è, anche per il secondo grado, colpevole di omicidio aggravato commesso in funzione di una rapina. E dovrà scontare 25 anni e 6 mesi di carcere.

Il 3 maggio 2019 il ventenne Pang uccise Norveo Fedeli. Il 73enne viterbese, noto commerciante del capoluogo, morì in un lago di sangue nel suo negozio in pieno centro, poco dopo le 13. Pang lo colpi più e più volte, perché non riusciva a completare la transazione per acquistare jeans e capi firmati. Il ventenne dopo aver ucciso il commerciante sì infilò una busta di plastica sulle scarpe ricoperte di sangue e lasciò Viterbo.

I carabinieri, aiutati dalle telecamere di sorveglianza, arrestarono Pang il giorno dopo a Capodimonte. Dopo una notte in carcere l’americano confessò tutto chiedono perdono. La Corte d’Assise di Viterbo, lo scorso dicembre, ha condannato il giovane americano a 25 anni e 6 mesi di carcere e al pagamento di una provvisionale in favore dei familiari della vittima di 445mila euro.

I giudici togati e popolari hanno escluso l’aggravante della crudeltà, contestata durante il dibattimento in primo grado dalla pubblico ministero Eliana Dolce, che ha seguito le indagini sull’omicidio coordinando gli agenti della Squadra Mobile di Viterbo.

L’Appello era stato presentato dai difensori di Pang, avvocati Remigio Sicilia e Giampiero Crescenzi, che chiedevano una revisione della pena sostenendo che la colluttazione tra vittima e imputati fosse iniziata proprio su impulso del commerciante viterbese.

Ma i giudici d’appello, dopo una breve camera di consiglio durata appena 40 minuti, hanno respinto l’Appello confermando la pena integralmente. «Mettiamo un punto fermo su una serie di ricostruzioni che non hanno avuto nessun tipo di riscontro - ha affermato l’avvocato di parte civile Fausto Barili -, e siamo soddisfatti di come è andata. La Corte d’Appello ha confermato l’impianto accusatorio della Procura e confermato tutte le argomentazioni logiche e giuridiche che la Corte d’Assise di Viterbo ha racchiuso nella sentenza impugnata. In questa vicenda non c’è nessuna altra verità se non che in pieno centro si è consumato un brutale omicidio, compiuto da un assassino per impossessarsi di 600 euro di merce che non avrebbe mai potuto comprare. Da oggi non può essere più scalfita nemmeno la memoria di Norveo».

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