A lasciare perplesso il resto della coalizione, oltre che la minoranza, è il motivo per cui si è arrivati allo sciogliete le righe: i meloniani hanno minacciato di non votare il consuntivo se gli alleati non gli avessero garantito il candidato sindaco post Franco Caprioli. E così un problema politico di Civita Castellana ha bloccato l’attività amministrativa di Viterbo. Dove fino a un certo punto sembrava filare tutto liscio, quando in piena dichiarazione di voto il capogruppo di FdI, Luigi Maria Buzzi, ha chiesto una sospensione di cinque minuti, che poi sono diventati 35, tra l’incredulità di tutti.
C’è voluto poco per capire il motivo. Dagli stessi alleati sono subito arrivate voci di «ricatto politico», che i meloniani hanno poi messo in pratica. E pensare che i termini per l’approvazione del consuntivo sono scaduti il 30 giugno e il prefetto Giovanni Bruno aveva già scritto al Comune per accelerare la pratica.
A Civita Castellana quelli di FdI sono disposti perfino a correre in solitaria, mentre il resto del gruppone è compatto sul candidato della Lega. La situazione quindi si è catapultata nella sala d’Ercole poco prima di chiudere la pratica: sarebbero arrivare telefonate al sindaco Giovanni Arena per fermarsi e non portarla al voto. Cosa impossibile da giustificare a quel punto, dopo 12 ore di dibattito, quando tutti erano già pronti ad alzare la manina. E anche a Buzzi ha squillato il cellulare, proprio per dire di uscire dall’aula in mancanza di rassicurazioni. Che non sono evidentemente arrivate, così i FdI non sono più rientrati in aula.
Cosa succede ora? Il presidente del consiglio Stefano Evangelista, appena dichiarata deserta la seduta, ne ha subito riconvocata un’altra per giovedì in prima e venerdì in seconda convocazione. Vecchio trucco già utilizzato a parti invertite con Michelini sindaco nel clou dei problemi di maggioranza: per avere il numero legale a quel punto saranno sufficienti appena 11 consiglieri.
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