«Si c'è una bella differenza», spiegha l'atleta su una materia che, in un periodo difficile come questo, ha fatto discutere anche troppo. L'ultimo successo di un certo peso ottenuto dal settantenne è stato raccolto a Malaga nel 2018, quando Di Marco ha portato a casa il titolo mondiale master di Cross country sugli 8 chilometri.
«Vado subito al punto e dico che in questi giorni complicati per tutti ci vuole responsabilità - spiega Di Marco - e penso che osservando le ferree regole che ci sono state indicate, una corsa all'aria aperta non può rappresentare mai un problema. Il discorso cambia quando ci si improvvisa runner alle prime armi. Lo vedo dall'abbigliamento di certi corridori improvvisati: la corsa è una cosa seria e in momento come questo deve essere svolta in maniera responsabile».
Di Marco, che per sua fortuna vive in campagna, continua ad allenarsi senza mollare: prima del fisico - la corsa - aiuta la mente. «Oggi si sentono tutti maratoneti. Capisco che non uscire di casa può diventare drammatico - dice - dal punto di vista mentale, ma basta poco per allenarsi anche tra le proprie mura». E qui il campione viterbese svela una retroscena.
«Il 20 marzo scorso ricorreva l'anniversario del mio successo ai Mondiali in Corea del Sud: una settimana prima di quella gara - spiega - ho avuto la febbre e sono rimasto ad allenarmi in casa. Correvo tra salotto e cucina; facevo spesso le scale: questo per dire che non serve fare 20 chilometri al giorno, ma ne bastano cinque per sentirsi bene».
Di Marco però, è anche un imprenditore: con il fratello gestisce due negozi di articoli sportivi nel capoluogo. «Dopo quella sanitaria ci sarà da vincere la battaglia economica. Penso che molti negozi avranno difficoltà a ripartire: noi abbiamo 200 mila euro di merce in vista dell'estate che non so come faremo a pagare. Per fortuna non abbiamo l'affitto, ma i piccoli imprenditori usciranno con le ossa rotte da questa emergenza».
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