Violenza di genere, il prefetto Messina: «È una guerra, ci sono morti sul campo»

Il prefetto Francesco Messina
di Maria Letizia Riganelli
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Venerdì 17 Febbraio 2023, 05:40 - Ultimo aggiornamento: 13:40

«È una guerra, ci sono morti sul campo». Nessun giro di parole, nessuna frase per indorare la pillola. Il prefetto Francesco Messina, direttore centrale anticrimine della Polizia di stato, invitato all’iniziativa «La prevenzione alla violenza inizia a scuola. Educare, sensibilizzare e informare» organizzata dalla Cisl Scuola Viterbo, va subito al punto, al cuore del problema della violenza di genere. «Si chiamano femminicidi - afferma rivolgendosi alla platea di studenti - perché sono omicidi di genere. Si uccidono donne proprio perché sono donne. E spero che presto questo termine entri anche nel nostro codice penale. Nella lotta alla violenza contro le donne ruolo importante lo gioca l’educazione, il superamento della subcultura maschilista e paternalista. E in questo la famiglia e la scuola devono cooperare». Il prefetto Massina durante il suo intervento ha sottolineato come sia fondamentale la prevenzione.

«Dobbiamo fermare la mattanza di donne uccise per ragioni di genere, e non possiamo aspettare che la cultura cambi. La polizia ha un’arma, si tratta dell’ammonimento del questore. Ma la segnalazione di violenza non può arrivare dopo il primo schiaffo, perché in quel caso è già tardi.

Si è già istaurato il circuito della violenza. Dobbiamo arrivare prima. Nessuna mediazione e più richieste di aiuto». Durante il convegno della Cisl, rivolto alle scuole superiori di Viterbo è intervenuta anche la sostituito procuratore Paola Conti che ha illustrato i vari tipi di violenza che possono essere messi in atto a scuola e in classe.

«La nostra tranquilla provincia ha diversi episodi di violenza, gli ultimi proprio nel weekend scorso con protagonisti giovani. Un accoltellamento e pestaggio fuori da una discoteca. La violenza c’è non possiamo chiudere gli occhi. E’ fondamentale portate all’attenzione situazioni particolari che possono essere vissute dagli studenti, parlatene. È meglio sempre fare qualcosa in più che qualcosa in meno. E ci sono molti strumenti per farlo. Esiste l’ app you pol dove poter segnalare anche in forma anonima violenza, bullismo e spaccio e lo sportello di ascolto Avire in provincia. E’ una nostra un’eccellenza e lavora in totale silenzio».

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