Nella Tuscia infiltrazioni mafiose, criminalità albanese e fuochi d’artificio per l’arrivo dei boss

Fuochi d'artificio a Mammagialla
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Martedì 4 Ottobre 2022, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 20:42

nfiltrazioni mafiose, criminalità albanese e fuochi d’artificio per l’arrivo dei boss in carcere. La Dia, direzione investigativa antimafia, nel secondo rapporto sulla criminalità restituisce un quadro nuovo del Viterbese. Un quadro dai tratti allarmanti. 

Mafia viterbese, fissata l’udienza in Cassazione

Il primo fatto di cronaca analizzato è del 18 novembre 2021, quando alcune persone lanciano un chiaro messaggio. In piena notte viene messo in scena «uno sfarzoso spettacolo pirotecnico - si legge nel rapporto della Dia - nella strada che costeggia il penitenziario, che sarebbe stato organizzato per festeggiare l’arrivo di 300 detenuti». La maggior parte sono «di alta sicurezza, trasferiti dal carcere di Frosinone a quello di Viterbo». Tra loro personaggi di spicco di camorra, mafia siciliana e ‘ndrangheta, molti dei quali condannati all’ergastolo.

Un fatto che ha generato stupore, ma soprattutto apprensione tra la popolazione. «In una realtà urbana di poco superiore ai 60 mila abitanti, l’episodio - spiega la Dia - potrebbe essere considerato dalla cittadinanza come un segnale della presenza di gruppi di ‘ndrangheta riconducibili ai Mollica, Trovato, Nuce, Giampà, Mammoliti, Libri, Zumbo-Gugliotta, nonché ai Piromalli e alle compagini autoctone dei Casamonica. Quest’ultimi interessati principalmente all’area di Tarquinia e Montalto di Castro dove significativi investimenti hanno portato all’acquisizione di numerose attività». 

Dai dati raccolti dalla Direzione investigativa negli ultimi anni gruppi criminali importanti avrebbe fatto affari nella Tuscia, inserendosi nelle attività agricole e in quelle turistico-ricettive.

Nel viterbese inoltre i clan opererebbero anche in maniera silente riciclando proventi illeciti e rifornendo alcune importanti piazze di spaccio. «Gli interessi delle organizzazioni camorristiche sul territorio viterbese - si legge ancora nel rapporto - risulterebbero allo stato attuale più contenuti rispetto a quelli di altre formazioni criminali anche se non mancherebbero proiezioni di sodalizi campani anche in queste zone come ad esempio in settori economici soggetti all’influenza da parte di elementi riconducibili al clan Sarno». 

Capitolo a parte quello relativo alla criminalità albanese. Non solo Ismail Rebeshi, boss riconosciuto di “mafia viterbese”. Il 12 novembre 2021 la polizia arresta tre albanesi, protagonisti di numerosi furti in abitazione. Le indagini condotte a seguito di quest’episodio hanno anche portato, oltre all’arresto dei responsabili, a un parziale recupero di refurtiva rinvenuta all’interno di un bungalow sull’Aurelia. «Una nutrita componente di criminalità albanese, dedita non soltanto a furti e a reati di criminalità diffusa, ma anche a traffici di stupefacenti su larga scala - conclude la Dia nel rapporto semestrale - che non va sottovalutata».

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