Mafia viterbese, fissata l’udienza in Cassazione

Attentato incendiario
di Maria Letizia Riganelli
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Mercoledì 31 Agosto 2022, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 19:09

Mafia viterbese, fissata l’udienza in Cassazione. Ultimo atto per la banda di Giuseppe Trovato e Ismail Rebeshi. Il 31 gennaio del 2023 la seconda sezione penale della Suprema Corte sarà chiamata a mettere la parola fine su una vicenda che ha visto, per quasi due anni, il capoluogo messo a ferro e fuoco da un gruppo di albanesi e calabresi. Il gup del Tribunale di Roma e la Corte d’appello hanno già affermato, quest’ultima a luglio 2021, che quel gruppo era un’associazione mafiosa.

Condannando capi e gregari a oltre 70anni di carcere. Pene severe aggravate dalla detenzione al 41 bis in diversi carceri d’Italia. Giuseppe Trovato, Ismail Rebeshi e altri 7 sodali sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Viterbo il 25 gennaio del 2019, al termine di una complessa indagine che ha ricostruito oltre quaranta attentati intimidatori, la maggiori parte dei quali incendiari, messi a segno nella città di Viterbo.

Vittime predilette i piccoli imprenditori di attività compro -oro, ma anche gestori di locali notturni e sfortunati malcapitati.

A presentare ricorso sono state le difese degli imputati che contestano, principalmente, l'associazione mafiosa. «E’ necessario stabilire - si legge nel ricorso presentato dall’avvocato Giuseppe Di Renzo, che assiste Giuseppe Trovato e la compagna Foutia Oufir - se i giudici di merito hanno esaminato tutti gli elementi a loro disposizione. A nostro parere sono incorsi, inequivocabilmente, in un travisamento manifesto del compendio probatorio in atti. Ci sono dei vizi nelle motivazioni».

La critica principale del ricorso presentato da Giuseppe Trovato riguarda l’esistenza di un’associazione di stampo mafioso. «Siamo convinti che il sodalizio non era mafioso, ma si è trattato di una faida interna al mercato dei compro-oro e per la gestione dei locali notturni per stranieri».

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