Persi circa 10mila giovani viterbesi in appena un decennio

Persi circa 10mila giovani viterbesi in appena un decennio
di Federica Lupino
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Sabato 23 Settembre 2023, 11:30 - Ultimo aggiornamento: 18:32

«Quella a cui stiamo assistendo è una desertificazione giovanile che coinvolge Viterbo e la Tuscia e avrà conseguenze gravissime in ogni ambito, dalla scuola al mondo del lavoro». Fortunato Mannino, segretario della Cisl, commenta con preoccupazione i dati sull'andamento demografico nella nostra provincia, che è nel trend nazionale e tra le peggiori del Lazio. Un problema che non ha a che fare dunque solo con la demografia ma anche sull'economia: ci saranno infatti sempre meno lavoratori viterbesi nel territorio. Per questo i sindacati chiedono misure alla politica locale per invertire la tendenza.

I DATI

Rispetto a dieci anni fa, il numero dei giovani tra i 15 e i 34 anni in Italia è sceso di quasi un milione. Nella Tuscia? È l'area tra quelle in cui la contrazione è più pesante. Secondo i dati elaborati dalla Cgia di Mestre, nel 2013 in quella fascia d'età nel Viterbese c'erano 68.013 cittadini, calati nel 2019 a 61.429, per scendere quest'anno a 58.455. Una contrazione, quindi, di quasi 10mila giovani (-9.558 per la precisione) che in percentuale significa -14,1%. Nel resto della regione va peggio solo a Frosinone che registra una diminuzione di giovani del 19%, seguita da Rieti con meno 12, quindi Latina con -9,6% e Roma con -4,2%. In altri capoluoghi di provincia con popolazione intorno ai 60mila euro situazione simile: Matera si ferma a meno 14% mentre Cosenza arriva a meno 19,5% e Massa Carrara è nel mezzo con -12%. Un calo che ha a che fare prevalentemente con la denatalità, ovvero al fatto che gli italiani fanno sempre meno figli. Calano i giovani ma calano anche bambini e adolescenti. Prendendo a riferimento la provincia di Viterbo, sono calati anche i più piccoli: nella fascia da zero a 15 anni nel 2019 erano presenti 40.131 cittadini, scesi quest'anno a 37.786. Stesso trend nel capoluogo con, rispettivamente, 8.852 giovanissimi residenti quattro anni fa, calati a 8.456 a inizio 2023.

LE CONSEGUENZE

Calano dunque gli iscritti a scuola e le aziende hanno sempre più difficoltà a trovare personale, non solo per lo storico problema di trovare candidati disponibili e professionalmente preparati: è la platea degli under 34 pronta ad entrare nel mercato del lavoro che si sta progressivamente riducendo nella Tuscia. Nei prossimi anni la rarefazione delle maestranze più giovani è destinata ad accentuarsi ulteriormente. Un problema che difficilmente si può risolvere se non si riescono ad attrarre lavoratori da fuori Viterbo.

L'ALLARME

«La politica, anche locale commenta Mannino sta sottovalutando quella che invece è una vera e propria emergenza. Il drastico e progresso calo della natalità si ripercuoterà in ogni ambito della nostra vita quotidiana: i banchi di scuola saranno sempre più vuoti; non avremo più medici per sostituire quelli andati in pensione, come già stiamo sperimentando anche a Viterbo».
Per questo la Cisl lancia un appello urgente a tutte le forze politiche: «Mi rivolgo agli amministratori locali, alla Regione Lazio e ai politici viterbesi: fatevi portavoce dell'esigenza di cambiare rotta. Basta con interventi spot: servono sostiene il segretario Cisl misure coraggiose e strutturali per favorire la natalità. Non è solo questione di forza lavoro che mancherà: qui parliamo del futuro della nostra società». Le proposte del sindacato? «Tanto per iniziare, l'assegno unico va rafforzato, i permessi per le neo-mamme allargati, gli asili nido costruiti e non tolti dalla progettazione del Pnrr come ha invece fatto il Governo», conclude Mannino.
Federica Lupino
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