Una viterbese nella giunta regionale, il Pd è sottosopra

Una viterbese nella giunta regionale, il Pd è sottosopra
di Giorgio Renzetti
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Sabato 24 Marzo 2018, 12:42 - Ultimo aggiornamento: 12:51
«Al momento non sono in grado di dire quando si riunirà la direzione a Viterbo»: così Fabio Melilli, segretario regionale del Pd. «Se non lo sa lui, figuratevi io. Ma non c'è problema, andiamo avanti con quello che c'è da fare»: così il consigliere regionale dem, Enrico Panunzi. 

Senza arbitro la partita non si gioca. E la data della partita verrà fissata solo dopo che quella alla Regione sarà finita. Resta nell'indefinito l'attesa riflessione del Partito democratico viterbese, dopo la anomala Caporetto elettorale. «C'è sì una sconfitta da analizzare - registra Melilli - ma anche una vittoria alle regionali per cui esultare. Un lavoro che va fatto insieme, per comporre le posizioni e riflettere dopo le dimissioni del segretario». Vola alto, il deputato Melilli impegnato nelle votazioni per il presidente della Camera: «A Viterbo mi avevano chiesto di esserci - sottolinea - ma non potevo proprio».

Intanto prende tempo. Perché a Panunzi il governatore Nicola Zingaretti ha chiesto di indicare un viterbese per un assessorato della sua nuova giunta, meglio se donna: il nome che il consigliere super-votato nella Tuscia ha fornito è stato quello di Alessandra Troncarelli, assessore ai Servizi sociali al comune capoluogo, panunziana da sempre. Una nomina che ribalta i già preceri equilibri all'interno del partito domocratico nel Viterbese, A questo punto un partito terremotato, che forse solo un congresso super-anticipato potrebbe ricostruire.

E difatti Melilli quello che non dice, volutamente, è che a Viterbo la contrapposizione resta frontale. Il Pd di Fioroni, nonostante la batosta sui due campi alle urne (non rieletto lui alla Camera, bocciata la delfina Ciambella alla Regione), tenterà di mantenere le cariche oggi ricoperte; e quello di Panunzi, mattatore nella riconferma alla Pisana e forte di un assessore regionale portato in dote, a questo punto pronto a uscire dal fortino della minoranza per cambiare verso al partito. Ilvero vincitore del braccio di ferro con l'ex ministro, a questo punto, è lui. Così Melilli si ritroverà a fare da arbitro, più che da riparatore di un pd senza timone.

«L'ultima volta che venni a Viterbo si era sul punto di sfiduciare un sindaco di centrosinistra, da noi sostenuto: cosa che non avvenne», ricorda proprio Melilli come buon augurio. Ma stavolta quel sindaco è già in libera uscita e la partita del Pd oggi non è sul Comune e si gioca a Roma. La direzione può attendere, forse per mesi.
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