Coronavirus, una viterbese dall'inferno di Madrid: «Così conviviamo con la paura»

Maria Elena Delle Monache
di Luca Telli
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Giovedì 2 Aprile 2020, 12:45 - Ultimo aggiornamento: 13:44
«L’allarme è stato sottovalutato. Le sirene delle ambulanze non danno tregua, rimbombano nelle strade vuote: hanno soffocato le chiacchiere di una città abituata a non dormire». Nella parole di Maria Elena Delle Monache c’è Madrid.

La sua casa da 7 anni. per la 33enne una vita in viaggio, divisa tra lavoro e la voglia di assaporare in profondità una cultura diversa. La capitale spagnola, epicentro dell’epidemia nel Paese, è oggi un favo secco. «Nelle strade girano solo i poliziotti, non c’è rimasto nessuno», dice Maria Elena. La paura del contagio cammina sui marciapiedi, si intrufola negli sguardi e tra le corsie dei supermercati dove si entra uno per volta e, all’ingresso, c’è l’obbligo di igienizzare la mani e indossare i guanti.

«Ci sono occhi che dicono più di tante parole: smarrimento, incredulità, timore – dice Maria Elena –. Persone che cambiano corsia se si accorgono che qualcuno la sta già occupando. Per un popolo come quello spagnolo, molto simile all’italiano, che del contatto fisico fa la normalità è un pena terribile». Dai balconi, quando il sole si addormenta, si applaude e qualche volta si canta. Nella casa che Maria Elena divide una ragazza argentina e un ragazzo spagnolo, ci si organizza per continuare ad avere un parvenza di normalità. «Yoga, circuiti, anche balli di gruppo per sdrammatizzare».

Difficile, con i numeri che la televisione porta in casa e le scene, viste nelle province di Bergamo e Brescia, che si ripetono. «Hanno allestito un ospedale da campo per ospitare tutti i malati. Gli ospedali sono in emergenza – continua Maria Elena -. Purtroppo, è stata creata anche un’enorme camera ardente nel palazzo del ghiaccio di Madrid. Fino a poche settimane fa ci si andava per un’ora di svago». Danze diventate luttuose, che però non cancellano la certezza che, ogni giorno, si avanza di qualche centimetro verso la fine del tunnel. Il patto, che ognuno faccia la sua parte.

«Quando è scattato il lockdown Alitalia ha messo a disposizione dei voli per tornare ma ho deciso di rimanere - conclude - , L'ho fatto per non essere un potenziale rischio per la mia famiglia e i miei amici. Bisogna tagliare le gambe al virus».

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