Hotel della mafia destinato a casa di riposo, il dirigente comunale: «Non ho firmato io la delibera»

Aula
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Venerdì 20 Maggio 2022, 06:20

«La firma è la mia ma non l’ho fatta io. Sono venuto a conoscenza di quella determina solo molto tempo dopo». Hotel confiscato alla criminalità organizzata e ridestinato a casa di riposo dal Comune di Fabrica di Roma, arriva in aula l’architetto che diede il via all’inchiesta. Cinque gli imputati, tutti accusati di turbativa d’asta in concorso, tra cui l’ex sindaco Mario Scarnati, due liberi professionisti e due dipendenti pubblici.

Il fatto contestato è del 2015 e tutto ruota intorno a un immobile sequestrato proprio 7 anni fa alla mafia. Il sindaco, tra ottobre e dicembre 2015, decise di provare a trasformarlo in una casa di riposo per anziani. Ma qualcosa nella procedura non sarebbe stato cristallino. In particolare il sindaco Scarnati avrebbe individuato a monte il professionista a cui affidare l’incarico, impartendo direttive al responsabile dell’ufficio tecnico e al rup. Mentre il libero professionista, che d’intesa con i pubblici ufficiali curava la redazione del progetto, avrebbe fatto partecipare al suo posto un architetto e avrebbe fornito a quest’ultimo consigli su come predisporre i computi metrici.

Secondo la Procura i cinque avrebbero agito in concorso tra loro per rendere certo l’affidamento a un architetto già individuato in partenza. «Sono entrato nel Comune di Fabrica di Roma a gennaio del 2014 dove ho trovato una situazione surreale, non c’era nessuno con titoli che potesse assumere il ruolo di responsabile.

Tutti girava intorno a una cooperativa da cui il sindaco sceglieva le persone da mettere nei vai settori. Era lui che dava disposizioni a suo piacimento».

«Per quanto riguarda l’immobile da destinare a casa di riposo - ha detto - mi sono occupato solamente della fase del progetto preliminare, che è stato affidato direttamente a un professionista che non avevo mai conosciuto. Quando è stata fatta la gara - ha spiegato ancora l’ex responsabile del settore lavori pubblici del Comune - sono stati invitati 5 professionisti ma solamente uno ha risposto. I nominativi sono stati scelti dal sindaco. Ho trovato strano che si fosse presentato un solo architetto ma non posso dire che fosse irregolare. Dopo di che non ne ho saputo più nulla. Ho scoperto tutto a cose fatte. Anche del fatto che sui documenti, necessari per l’iter amministrativo, c’è apposta la mia firma. Ma io non l’ho messa. Di certo quello che è stato fatto non è chiaro. Tra l’altro la famosa delibera a un certo punto è anche sparita, tanto che la segretaria denunciò l’accaduto».

Si torna in aula il 7 luglio.

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