Elezioni Viterbo, Marini da giovane:
"Era tignoso e sempre disponibile"

Giulio Marini con l'amico del cuore Ronaldo Ferrari
di Massimo Chiaravalli
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Venerdì 7 Giugno 2013, 13:42 - Ultimo aggiornamento: 13:43
VITERBO - Il suo pi grande difetto? Diciamo che all’italiano predilige il viterbese. E poi del Milan. Ecco, l’immagine del Giulio Marini senza la fascia tricolore in poche parole dipinta a tinte giallobl e rossonere. Parola di Ronaldo Ferrari, uno che lo conosce da quando aveva la tenera et di quattro anni.
Sono nati nello stesso anno (il 1957), abitavano uno di fronte all’altro (a piazza della Rocca), «e ci siamo pure sposati lo stesso giorno, facendo il testimone l’uno dell’altro». Insomma, Ferrari - che lavora alla Panta Cz - è uno che si può permettere «di dirgli le cose in faccia senza peli sulla lingua».

Correva l’anno 1961 a piazza della Rocca, e correvano pure loro dietro a un pallone. Ma con risultati non sempre incoraggianti. «Abitavamo a un portone di distanza - dice Ferrari, che tanto per restare in tema di calcio di nome fa Ronaldo - e la sua camera dava sul mio cortile. Davanti a una Rocca Abornoz distrutta giocavamo a pallone: non era eccessivamente bravo, ma è sempre stato tignoso».



L’infanzia passata insieme, «per lui non facilissima». E tra amici a volte finiva in minoranza. Il piglio del politico? «Non ce l’aveva. Se decidevamo di fare qualcosa non si imponeva. Erano gli anni ’70, nel nostro gruppo c’era anche Giovanni Adami», l’ex capofacchino che lo ha sfidato con la Fiamma tricolore.



Poi la carriera con diverse sfaccettature. «Giulio è stato ufficiale nei servizi segreti - spiega Ferrari - poi gerente della Rinascente a Reggio Emilia, intorno al 1980. Era già fidanzato e veniva giù il fine settimana. Poi gli hanno prospettato un trasferimento in Sicilia e ha deciso di sacrificare il lavoro per la famiglia. Sempre stato buono e disponibile».





Dalla Rinascente è passato alla Camera di commercio, da cui ora è in aspettativa perché dal ’94 è arrivato Berlusconi a rivoluzionargli la vita. «Da quando sta in politica - continua - ci vediamo di meno e per questo lo rimprovero. Ha dovuto imparare a fare a spallate, però è rimasto lo stesso di quando era bambino».





Quando Marini decise di fondare a Viterbo il club di Forza Italia e si rivolse a lui e pochi altri. «Mi telefonò e decidemmo di dargli una mano, ma senza entrarvi». Oggi ogni tanto parlano di politica «e io non ho peli sulla lingua: se c’è da fare una critica, la faccio. Ma non sempre la accetta di buon grado. In questo mondo ha capito che ogni tanto bisogna anche spararle grosse, tuttavia è sempre una persona pulita, schietta e diretta.



Cose che, paradossalmente, non gli hanno giovato».

Il duo Marini-Ferrari ha anche «condiviso esperienze alla Viterbese» e l’amicizia con Carlo Maria Cardoni. Come si chiude il quadro? Con un’immagine casalinga e bucolica: Giulio a casa è tutt’altro che divo. «Cosa fa? Sale sul trattore e taglia l’erba del pratino». Per la cronaca: alla voce difetti c’è anche il Milan ovviamente «perché io sono dell’Inter».
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