Civita Castellana, per la ceramica accordo per la ripartenza tra Confindustria e sindacati

Civita Castellana, per la ceramica accordo per la ripartenza tra Confindustria e sindacati
di Ugo Baldi
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Mercoledì 15 Aprile 2020, 13:44
La ceramica accelera i tempi per ripartire. E’ stato firmato a Sassuolo (Modena), tra Confindustria ceramica e i sindacati di categoria Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil, un protocollo nazionale per l’adozione - sui posti di lavoro - di una linea anti-contagio, idonea a garantire la ripresa delle attività produttive nella massima sicurezza.

L’accordo interessa naturalmente anche la ceramica sanitaria e le stoviglierie, comparti presenti in larga parte nel distretto ceramico di Civita Castellana, dove sono presenti oltre trenta aziende con più di 2.500 addetti. Sono stati quindi assunti orientamenti sulle misure da adottare, per garantire ai ceramisti adeguati livelli di protezione. Si tratta di un patto che mette in condizione il Governo di dare l’okay all’avvio rapido della produzione, e in anticipo rispetto al 4 maggio. Il via libera porta alla puntualizzazione dei sindacati. «L’ok deve arrivare la Governo – ha detto il segretario della Filctem Cgil Viterbo, Mauro Vaccarotti - e se le aziende rispetteranno il protocollo firmato anche da parte nostra, non ci saranno problemi».

Posizione condivisa anche dalla Femca Cisl locale. «Spetta al Governo – dice Roberto Marchetti - prendere una decisione. I presupposti per riaprire però ci sono». Intanto ieri hanno riaperto i magazzini e, secondo fonti sindacali, sono state solo 7 le aziende che hanno alzato le saracinesche. Nell’accordo di Sassuolo la decisione di riaccendere i forni è stato giustificato dai conti. Le ceramiche realizzano all’estero l’85% del fatturato e la competizione con i concorrenti spagnoli, polacchi, cechi, turchi, indiani, cinesi e russi - che non hanno limitazioni e possono garantire la soddisfazione della domanda - vede soccombere i prodotti ceramici italiani.

Per la riapertura il protocollo prevede che le imprese organizzino al meglio le condizioni di precauzione e di protezione dei lavoratori. “Le produzioni - recita l’accordo - sono fortemente automatizzate, le fabbriche si sviluppano in lunghezza e i lavoratori sono distanti anche 15-20 metri gli uni dagli altri. Inoltre, per le lavorazioni che possono comportare maggior rischio, gli addetti sono già muniti dei necessari dispositivi di protezione individuale, la cui fornitura sarà comunque rafforzata in occasione della ripartenza“.

Le aziende potranno anche valutare la possibilità di stipulare assicurazioni per il Covid-19 a tutte le maestranze, e proseguire nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali “per tutto il personale la cui prestazione non sia pienamente esigibile nella fase di graduale ripresa delle attività produttive”. E questo anche per ragioni di mercato. Va poi garantita la sanificazione periodica, e la pulizia giornaliera, degli ambienti e degli strumenti di lavoro; ma anche limitati al minimo gli spostamenti nell’azienda, e possono organizzare l’effettuazione di test seriologici. 
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