Minacciò tre consiglieri comunali durante una seduta, condanna definitiva per Francesco Gasbarri

Sentenza
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Giovedì 20 Gennaio 2022, 12:10 - Ultimo aggiornamento: 17:07

Minacciò tre consiglieri comunali durante una seduta, condanna definitiva per Francesco Gasbarri. L’ex consigliere comunale di Villa San Giovanni in Tuscia fu denunciato per ingiurie e minacce da tre colleghi che siedevano, come lui, sugli scranni del consiglio comunale nel lontano 2014. 

I consiglieri Paolo Valeri, Maurizio Cupelli e Fabio Latini, lista civica “Insieme per Villa”, furono presi a male parole per un volantino da loro spedito a un assessore. E finito proprio dentro la sua cassetta delle lettere. Oggetto: l’ordinanza del sindaco di rimuovere cinque vasi in via Pantanelli. Le fioriere furono tolte dalla polizia locale su ordinanza dell’allora sindaco, perché avrebbero creato disagio alla circolazione.

I tre consiglieri, vittime di minacce, le avevano messe proprio in quel punto per aiutare un’anziana del paese a evitare auto parcheggiate proprio di fronte alla sua entrata. Iniziativa che il consigliere Gasbarri non apprezzò, minacciando in consiglio di “prenderli a calci nelle palle in mezzo alla piazza” se osavano riprovarci.

Dall’accusa di ingiurie Gasbarri è stato prosciolto visto che il reato è stato depenalizzato, mentre per quella più grave di minacce ha ricevuto prima la condanna del giudice di Pace e poi quella del Tribunale di Viterbo.

Nei giorni scorsi la vicenda si è chiusa con le ultime parole pronunciate dalla Cassazione. La Suprema Corte ha infatti rigettato il ricorso e condannato l’ex consigliere comunale di Villa San Giovanni in Tuscia a rifondere le vittime, costituite parte civile.

«Il Tribunale di Viterbo - spiega la Cassazione nelle motivazioni - ha dato rilievo al fatto che la frase minacciosa era stata esternata nella pubblica seduta di consiglio comunale e dopo un consistente lasso temporale dal ritrovamento del volantino, desumendone il significato di una lucida preparazione del contegno minaccioso». Non solo, le frasi pronunciate in pubblica seduta hanno evidenziato «una condotta potenzialmente idonea a limitare l'operato dei consiglieri di minoranza con riferimento alla possibile ripetizione dell'iniziativa, considerata come una delle azioni in cui si può concretizzare l'incarico di consigliere comunale».

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