Patrimonio Unesco: dopo Civita di Bagnoregio spunta il Lago di Bolsena

Il Lago di Bolsena
di Carlo Maria Ponzi
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Sabato 23 Gennaio 2021, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 13:41

E’ ipotizzabile che la candidatura alla lista del Patrimonio dell’umanità di Civita di Bagnoregio faccia da traino ad altre aspirazioni made in Tuscia? Per esempio, una su tutte: il Lago di Bolsena, il più grande di origine vulcanica del Vecchio Continente?

La risposta, positiva, si legge in filigrana in un intervento dettato da Luciano Dottarelli, presidente del “Club per l’Unesco Viterbo-Tuscia”, sorto circa due lustri fa, da un lato per «“promuovere la comprensione e la diffusione dei princìpi e degli ideali d’azione dell’Unesco», dall’altro «impegnarsi per la conoscenza, la tutela e l’efficace fruizione del patrimonio culturale della Tuscia anche attraverso la promozione di candidature alle liste del Patrimonio mondiale culturale, naturale e immateriale».

Ecco che spunta Bolsena, assunto come spinta iniziale per la creazione del Club, dopo la constatazione «che – sottolinea Dottarelli -  una terra di grande qualità archeologica, artistica e paesaggistica come la nostra era presente nelle Liste Unesco  con un unico sito, per di più in condivisione con la provincia di Roma: le necropoli etrusche di Cerveteri e Tarquinia (inserite nel 2004)».

L’ipotesi di Bolsena può godere di un antefatto, anch’esso sostenuto nel Club: il Geoparco del  Programma Mab (Man and Biosphere), che vide il lago in lizza per diventare Riserva della Biosfera.

Tale precedente più dunque valere come base per accarezzare l’idea di bussare alle porte Unesco con un ulteriore unicum del Viterbese, da affiancare ai beni immateriali già presenti nella lista come le immateriali “Feste delle grandi macchine a spalla” (tra cui il Trasporto della Macchina di Santa Rosa) nel 2013, e il sito transnazionale “Antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa” (tra cui il Monte Cimino di Viterbo e il Monte Raschio di Oriolo Romano) nel 2017.

«Siamo consapevoli che gli strumenti messi a disposizione dall’Unesco – conclude Dottarelli - costituiscono un suggello di valore universale al patrimonio culturale (materiale o immateriale) che una comunità sente come fondante della propria identità. Nello stesso tempo pensiamo che la visibilità che quel “brand” consente, lungi dal comportare ricadute automatiche dal punto di vista ambientale, turistico ed economico, di accrescere il senso di responsabilità e stimolare un impegno coerente dei decisori pubblici e di tutta la comunità. L’auspicio è dunque che la candidatura italiana di Civita venga accolta positivamente in quanto il meritatissimo riconoscimento costituirebbe un ulteriore impulso alle politiche imperniate sul turismo ambientale e culturale, che i territori della Teverina e del Lago di Bolsena hanno ormai individuato come le più rispondenti alle proprie vocazioni».

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