Ratzinger, la Sacher di Borgo Pio e gli amici a Castelgandolfo: il suo cuore era romano

Il ristorante preferito era la “Cantina Tirolese”, i musicisti: Bach e Mozart

Ratzinger, la Sacher di Borgo Pio e gli amici a Castelgandolfo: il suo cuore era romano
di Giampiero Valenza
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Domenica 1 Gennaio 2023, 23:56 - Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 16:55

Un pezzo di Germania nel cuore di Roma, un bavarese doc che si sentiva anche un po’ romano. Joseph Ratzinger era praticamente di casa a Borgo Pio: quello di fronte al Vaticano è stato il suo quartiere per lungo tempo. Ha abitato in un appartamento della Santa Sede in piazza della Città Leonina 1, a pochi passi da Porta Sant’Anna. Da cardinale amava rifugiarsi alla Cantina Tirolese di via Vitelleschi; sceglieva il tavolo numero sei, un po’ più in disparte. Per anni il suo ristoratore prediletto è stato Roberto Proscio, che una volta svelò il suo menù preferito: consommé viennese, tagliere di salumi stiriani, strudel, una fetta di Sacher e due lattine di aranciata. Proscio, poi, si spostò a Valmontone, per aprire il locale Antica Cantina. Per non dare troppo nell’occhio, anche a dimostrazione della sua grande riservatezza e discrezione, Ratzinger andò dall’amico solo dieci mesi dopo l’inaugurazione. E alla fine del pranzo disse: «Ringrazio il mio amico Roberto che per non farmi sentire la nostalgia della Germania mi ha preparato la bavarese». In uno degli incontri al ristorante, si offrì persino di aiutare per qualche traduzione dal latino la figlia di Roberto e Anna Maria, Alessandra (allora studentessa). Al Passetto di Borgo, al centro del rione, Ratzinger si innamorò invece degli spaghetti alla carbonara, delle scaloppine ai funghi e del tiramisù. Non se ne separò fino all’elezione a Papa, nel 2005. Appassionato di libri, amava la musica classica (Bach e Mozart, principalmente) e suonava il pianoforte. Ed era un “gattaro”. Il cardinale Tarcisio Bertone raccontava di come ai gatti parlasse in tedesco perché, sottolineava, «dice che lo capiscono meglio». 

Le prime immagini della salma del pontefice emerito Benedetto XVI nella camera ardente allestita al monastero vaticano

Nel 1977 Papa Paolo VI lo creò cardinale e gli diede il titolo presbiteriale della parrocchia di Santa Maria Consolatrice a Casal Bertone, quartiere della periferia Est della città.

Per molti parrocchiani era don Giuseppe e tanti ricordano le sue partite al circolo delle bocce della chiesa. Lì tornò per la sua prima visita da Pontefice a una parrocchia romana. Un anno dopo la sua elezione a Papa partecipò a un 21 aprile (per il 2.759° anniversario dalla fondazione di Roma), con un concerto in suo onore che si svolse all’Auditorium Parco della Musica. Sindaco, allora, era Walter Veltroni. 

Ma qualche tempo più tardi, il 9 marzo 2008, in una visita in Campidoglio, disse a Gianni Alemanno, allora primo cittadino: «Vivendo a Roma da tanti anni sono diventato un po’ romano. Il cuore romano è un cuore di poesia». Passeggiava tra i vicoli di Borgo Pio e si diceva si appuntasse alcune tra le frasi più belle scritte sui muri. I borghiciani di allora si vantavano di averlo incrociato almeno una volta durante una delle sue passeggiate.

 

AI CASTELLI ROMANI

Dal 5 aprile 1993 l’allora vicedecano del Collegio cardinalizio Ratzinger fu titolare della diocesi suburbicaria di Velletri-Segni e scelse la cattedrale di Velletri di San Clemente per celebrare i suoi 50 anni di sacerdozio. Da decano del collegio cardinalizio fu poi vescovo della diocesi di Ostia. E per la prima festa del patrono del municipio, Sant’Agostino, accompagnò nella cattedrale di Santa Aurea le reliquie del santo.

A Castel Gandolfo, invece, Papa Benedetto XVI amava le passeggiate nei giardini delle Ville Pontificie. Era la sua sede estiva, un luogo di amici che amava. «L’ultima volta che lo abbiamo visto è stato il 4 settembre, giorno di San Sebastiano, nostro patrono. Non scese dalla macchina: entrò direttamente nel cortile delle ville», dice Stefano Carosi, il barista del paese che ricorda di quando prendeva il gelato elogiando il borgo con la sua bellezza». Non sono mancate le visite agli altri Comuni dei Castelli: in anonimato si presentava al santuario di Madonna del Tufo a Rocca di Papa e alla chiesa del Crocefisso di Nemi.

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