Il Piano Mattei accende qualche speranza e tanti dubbi nella Chiesa (e nella sua rete radicata in Africa)

Il Piano Mattei accende qualche speranza e tanti dubbi nella Chiesa (e nella sua rete radicata in Africa)
di Franca Giansoldati
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Martedì 30 Gennaio 2024, 12:14

Speranze e dubbi. «Speriamo che il Piano Mattei non rimanga una cornice vuota». La rete cattolica presente in Africa, ancora assai radicata e costituita da decine di ordini missionari, rafforzata da recenti accordi da parte degli ospedali del Vaticano in paesi cruciali, come il Centrafrica o, recentemente, il Camerun, senza contare all'operato capillare di Sant'Egidio e del Cuamm, la grande ong cattolica che fornisce medici e assistenza a ben otto paesi dell’Africa sub-Sahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda) con circa tre mila operatori sia europei che african in 23 ospedali, 64 distretti (per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, tubercolosi) costituiscono una piattaforma strategica non indifferente alla quale il governo di Giorgia Meloni spera di contare. 

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ll suo è un progetto ambizioso chiamato come il fondatore dell'Eni per «promuovere uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza».

Nessuno però si fa illusioni, l'Africa è un continente complicato, sfaccettato, in rapidissima trasformazione, attraversato da una pericolosa ondata di neo colonialismo e da una manifesta rapacità da parte di Russia e Cina (soprattutto) per l'accaparramento di materie prime. Tuttavia per l'Europa e l'Italia resta una opportunità sulla quale lavorare su più fronti anche per poter fermare il fenomeno migratorio.

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Don Dante Carraro, a capo del Cuamm, mette a fuoco pregi e difetti del Piano Mattei.  «Ho nel cuore la speranza che possa mettere le basi per crescere e per farlo insieme. Crescere lavorando “con”, senza la fretta di risultati facili e immediati ma, al contrario, impegnandosi con costanza e determinazione in una prospettiva di lungo periodo, accettando la fatica dello sviluppo e la pazienza dell’attesa di un risultato». 

Si augura che il Piano non rimanga una «cornice vuota, ma sia fatto di interventi concreti». «Ci piacerebbe che chi ha il potere di indirizzare le politiche future avesse il coraggio di scelte radicali, guidate dalla consapevolezza che siamo davvero tutti “sulla stessa barca”, come dice Papa Francesco, e che il bene e il “ben-essere” del prossimo, vicino e lontano, ci riguarda tutti, indistintamente».

Anche il quotidiano dei vescovi Avvenire, in un editoriale, osserva con interesse tutti i passaggi lanciando però un messaggio trasversale per mettere in chiaro che è una cosa più che buona sostenere lo sviluppo assieme ai leader africani ma solo se si allarga l'orizonte. «Ciò che non torna nel piano Mattei è l’obiettivo sotteso che mediante gli aiuti si possano fermare le migrazioni dall’Africa verso l’Europa. È sbagliata la lettura del fenomeno e inefficace la terapia. Sul primo versante, i riflettori puntati sull’Africa come fonte di migrazioni massicce e insostenibili deriva dall’allarme sbarchi. Ma gli sbarchi, e gli ingressi di rifugiati, sono solo una modesta frazione di un fenomeno migratorio molto più ampio” che è derivato alle guerre, dalle repressioni e dall’instabilità di vaste regioni africane».

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Ancora più incisivo padre Giulio Albanese forse il più noto africanista italiano, missionario di lungo corso con i Comboniani. «Ovvio che sono contento quando si parla di Africa - dice al Messaggero - ma a me pare prematuro il piano e non ho capito come si concretizzerà. Non si fanno le nozze coi fichi secchi, 5 miliardi di euro possono andare bene per i terremotati dell'Emilia Romagna ma non per un continente, e anche ammesso che arrivino contributi da privati prima occorre affrontare problemi sistemici relativi alla finanza speculativa che ha un fortissimo impatto sul debito pubblico di ogni paese africano. Il debito è finanziarizzato e il pagamento degli interessi è legato alle speculazioni di borsa. Finchè ci saranno speculazioni sulle materie prime sarà sempre vano ogni tentativo. Bisognerebbe azzerare i debiti pubblici».

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