La storia è un po' complessa. Gomez informa che le notizie sulle molestie non arrivarono mai direttamente all'arcivescovado, all'epoca retto dal cardinale McMahony (ora defunto) e che il procuratore di Los Angeles, dopo una investigazione civile, decise di non proseguire probabilmente in assenza di elementi probatori. I fatti del resto erano vecchi, risalivano agli anni Novanta, prima che Salazar fosse ordinato vescovo, quando era ancora un semplice parroco. «Le accuse furono però trasmesse alla Santa Sede che a suo tempo condusse una investigazione imponendo alcune misure precauzionali sul vescovo Salazar, il quale però ha sempre negato ogni addebito».
Gomez, tuttavia, è stato autorizzato dalla Congregazione dei Vescovi a sottoporre la questione ad un ulteriore giudizio di un board indipendente dalla sua diocesi, incaricato di giudicare i comportamenti scorretti del vescovo. Lo stesso meccanismo era stato inaugurato a Washington con il caso del cardinale McCarrick. Gli esperti esterni hanno riscontrato anomalie e hanno trovato le accuse più che credibili. Gomez, a questo punto, ha rimandato il caso alla Santa Sede per una decisione finale sullo status di Salazar. Fino alle dimissioni annunciate oggi. «Sono grato al Papa. Questa decisione è stata presa dopo un grande preoccupazione per la cura e la riconciliazione delle vittime degli abusi, attraverso preghiere e azioni».
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