«Contro il virus l'Umbria è il miglior esempio italiano»

Il dottor Puya Dehgani-Mobaraki
di Cristiana Mapelli
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Lunedì 10 Agosto 2020, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 09:32

PERUGIA - Puya Dehgani-Mobaraki, 38 anni, è medico chirurgo specialista in Otorinolaringoiatria e Chirurgia cervico-facciale all’ospedale di Branca, nonché presidente e fondatore dell’associazione Naso Sano, organizzazione no-profit iscritta al registro regionale del volontariato, attiva nella ricerca e cura di patologie infiammatorie e tumorali dei distretti della testa e del collo, costituita da più di 600 membri internazionali. La “bio” del suo profilo social recita “Covid-19 survivor”, ovvero guarito dal virus invisibile, contratto a marzo e che ha raccontato la malattia giorno dopo giorno. «Come membro di una comunità scientifica internazionale e “guarito” - spiega - ho scritto una lettera al ministro Speranza per suscitare importanti riflessioni su come affrontare l’emergenza in futuro e pensare a chi la malattia l’ha avuta».

Dottore, che cosa scrive ai primi di marzo ai colleghi di tutto il mondo per allertarli sulla situazione?
«Il campanello di allarme fu la mia improvvisa perdita di olfatto e gusto. Erano stati descritti casi sporadici, ma mai a livello sanitario né otorinolaringoiatrico, una delle professioni più esposte a particelle aereosol e quindi elevata suscettibilità alla malattia».

Fu uno dei primi a segnalare deficit di olfatto e gusto come correlati alla Covid-19?
«Come Associazione abbiamo sempre avuto un forte impatto internazionale e, dopo la mia segnalazione, tutta la comunità scientifica ha preso le dovute precauzioni evitando numerosi contagi. L’Oms, grazie al nostro lavoro, ha incluso questi deficit modificando le linee guida».

Nel mirino delle sue ricerche c’è la risposta immunitaria nei pazienti guariti dal virus. Cosa avviene?
«A differenza della Sars-Cov-1, la malattia da Corovavirus19 evidenzia in molti una risposta anticorpale scarsa con una scomparsa graduale di anticorpi. L’analisi dei nostri studi dimostra che, i pazienti che hanno desaturazione e disturbi multipli, rimangono “segnati” e con episodi di stanchezza e fatica. Sono i meccanismi di difesa la causa di questa stanchezza cronica. Non è il virus a creare il danno, ma è il disequilibrio nel sistema immunitario a determinare questi sintomi di affaticamento».

Nella sua lettera, cosa chiede al Ministro?
«L’Italia è stata esposta al virus nel primissimo periodo della pandemia, considerando una malattia presso a poco sconosciuta sia a causa delle scarse metodologie di analisi comportamentali, e ad oggi vediamo una condizione migliore rispetto al resto del mondo. Possiamo essere un esempio esempio di profilassi per la comunità scientifica, ma è arrivato il momento di pensare a ciò che è accaduto e al futuro».

L’Umbria potrebbe costituire un esempio?
«Sì, in considerazione dei pochi contagi. Sono l’unico umbro ad aver partecipato a cinque studi internazionali».

Perché è così importante ora parlare di profilassi?
«Perché sono quei suggerimenti di stile di vita e alimentari necessario per fronteggiare una eventuale malattia nonché nella fase di convalescenza dalla Covid19».

Quindi ora servono delle linee guida per affrontare i prossimi mesi e anni?
«La scienza dice che tutti coloro che sono guariti dalla malattia lamentano sintomi invalidanti e che potranno determinare riscontri debilitanti nella qualità della vita. Inoltre il lockdown ha cancellato le campagne di prevenzione sanitaria e screening a patologie tumorali o com il diabete e disturbi cardiovascolari e respiratori. Cosa accadrà a questi soggetti se la malattia dovesse tornare? Il Ministro deve farsi questa domanda».

Si riferisce al virus parlandone al femminile. Come mai?
«Si è sempre sentito parlare de “il” Covid19 ma Covid sta per Coronavirus disease ossia malattia da Coronavirus, e in italiano malattia è femminile.

La grammatica italiana è differente da quella anglosassone, ed è necessario venga fatta chiarezza anche su queste piccole accortezze, indispensabili a tutti noi per una corretta interpretazione di ciò che stiamo vivendo».

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