Violenze su un'alunna: condannato bidello. Ora non può più lavorare con minori e deve avvisare di ogni spostamento

Il tribunale di Perugia
di Egle Priolo
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Mercoledì 10 Maggio 2023, 07:28 - Ultimo aggiornamento: 07:30

PERUGIA - Aveva undici anni quando ha accusato il bidello della sua scuola media di averla chiusa in un angolo e di averle toccato le parti intime. Aveva undici anni, era maggio del 2011 e ora che è arrivata la sentenza che condanna l'uomo a tre anni, lei ne ha 23. Dodici anni per una prima decisione, con la vittima che ha più del doppio dell'età che aveva all'epoca della violenza sessuale che ha denunciato, con la prescrizione attesa, a far di conto, tra il 2024 e il 2025 in caso di possibile appello.

Ma intanto ieri il collegio presieduto da Marco Verola, con i giudici Francesco Loschi e Sonia Grassi, ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Massimo Casucci e ha condannato l'uomo, un 65enne di Città di Castello oggi in pensione, a tre anni, senza sospensione condizionale ma con la previsione di pene sostitutive alla detenzione. Oltre al pagamento delle spese, il tribunale ha anche stabilito l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e l'interdizione perpetua da ogni ufficio di tutela, curatela e amministrazione di sostegno, così come da ogni scuola o ufficio in istituzioni frequentate da minori. E non solo. Perché dopo l'esecuzione della pena è previsto il divieto per l'uomo di lavorare con minori, con l'obbligo anche di tenere informate le forze dell'ordine sui suoi spostamenti e cambi di residenza. Stabilito, infine, un risarcimento di 20mila euro per la ragazzina, oggi donna, e 5mila euro ciascuno per i suoi genitori.
Una condanna pesante per l'uomo che, difeso dall'avvocato Eugenio Zaganelli, ha sempre ribadito la sua innocenza, spiegando come lui non abbia assolutamente toccato la ragazzina ma anzi l’abbia difesa dai volgari atteggiamenti dei suoi compagni che mimavano gesti osceni mentre lei stava ferma «come una candela». Ma la minaccia di rivelare tutto ai suoi genitori avrebbe – secondo la difesa dell’uomo – fatto scattare la vendetta dell’undicenne e quindi la sua denuncia. Una teoria che invece la ragazzina, assistita con la sua famiglia dall'avvocato Marco Piazzai, ha sempre contestato, ribadendo le accuse contro l'uomo, colpevole secondo lei di averla toccata chiedendole se anche «i suoi compagni facessero le stesse cose e fosse di suo gradimento», come ricordato nel capo di imputazione.
All'uscita dal tribunale la vittima, in aula con la mamma, ha scaricato anni di ansia con lacrime liberatorie.

Per la paura di non essere creduta, per il coraggio che ci è voluto ad ammettere di avere subito violenza. Per la bambina che era e che troppo presto si è scontrata con il brutto mondo dei grandi.

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