Si poteva leggere nel decreto di perquisizione e sequestro firmato dal magistrato inquirente: «Nella notte tra il 18 e il 19 luglio sono stati denunciati atti di violenza sessuale ai danni di due giovani assieme ai quali le due ragazze si trovavano, in ora notturna, all’interno di una piscina che, stante l’orario, era interdetta al pubblico. Le dichiarazioni delle giovani indicano come presente e partecipe autori al fatto di reato» un egiziano di 23 anni. «Tenuto conto delle situazioni oggettive e soggettive del fatto - scrive la Procura nel decreto - appare necessario procedere a sequestrare, al fine di analizzare l’apparato cellulare in uso» al giovane «perché è possibile che lo stesso contenga immagini dell’evento o commenti fatti con o ricevuti da terzi a proposito dell’evento». «Tutto ciò - precisa Petrazzini - sia per corroborare il narrato delle vittime da cui si evince» che il nordafricano «abbia partecipato fattivamente ai fatti, sia per fornire ulteriori dettagli in merito a fatti e responsabilità». L’avvocato dell’egiziano, Gianni Dionigi, fa sapere intanto che è pronta l’istanza al tribunale del Riesame del capoluogo umbro per richiedere il dissequestro dello smartphone. «Non c’entro niente con questa brutta storia - sarebbero le parole ripetute dall’indagato al penalista -. Ero lì ma non ho commesso nessuna violenza contro nessuna ragazza».
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