Violenza di gruppo a Ponte San Giovanni: "aperti" gli smartphone degli indagati

Sullo stupro in piscina indaga la polizia
di Enzo Beretta
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Giovedì 3 Agosto 2023, 06:30
Sono iniziati ieri, con la consulenza del tecnico informatico Andrea Tomassini, le copie forensi degli smartphone dei due giovani indagati per la violenza sessuale di gruppo avvenuta un paio di settimane fa in una piscina di Ponte San Giovanni. Tomassini è l’esperto al quale si è rivolto il pubblico ministero Giuseppe Petrazzini che coordina gli accertamenti sullo stupro in cui risultano vittime due ragazze di Fabriano. Fino a questo momento la Procura ordinaria - le indagini proseguono parallele anche ai Minori, se ne sta occupando il capo Flaminio Monteleone - ha iscritto nel registro degli indagati un egiziano di 23 anni e un ventenne perugino residente a Magione. In attesa degli esami sul Dna (21 agosto) e di quelli già cominciati dal medico legale Laura Panata e dal ginecologo Giovanni Pomili, le attenzioni investigative si concentrano sugli smartphone degli indagati.
Si poteva leggere nel decreto di perquisizione e sequestro firmato dal magistrato inquirente: «Nella notte tra il 18 e il 19 luglio sono stati denunciati atti di violenza sessuale ai danni di due giovani assieme ai quali le due ragazze si trovavano, in ora notturna, all’interno di una piscina che, stante l’orario, era interdetta al pubblico. Le dichiarazioni delle giovani indicano come presente e partecipe autori al fatto di reato» un egiziano di 23 anni. «Tenuto conto delle situazioni oggettive e soggettive del fatto - scrive la Procura nel decreto - appare necessario procedere a sequestrare, al fine di analizzare l’apparato cellulare in uso» al giovane «perché è possibile che lo stesso contenga immagini dell’evento o commenti fatti con o ricevuti da terzi a proposito dell’evento». «Tutto ciò - precisa Petrazzini - sia per corroborare il narrato delle vittime da cui si evince» che il nordafricano «abbia partecipato fattivamente ai fatti, sia per fornire ulteriori dettagli in merito a fatti e responsabilità». L’avvocato dell’egiziano, Gianni Dionigi, fa sapere intanto che è pronta l’istanza al tribunale del Riesame del capoluogo umbro per richiedere il dissequestro dello smartphone. «Non c’entro niente con questa brutta storia - sarebbero le parole ripetute dall’indagato al penalista -. Ero lì ma non ho commesso nessuna violenza contro nessuna ragazza».
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