Dopo 40 anni il Telamone riappare
ma al chiostro San Domenico di Perugia

Dopo 40 anni il Telamone riappare ma al chiostro San Domenico di Perugia
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Mercoledì 24 Luglio 2013, 13:07 - Ultimo aggiornamento: 13:20
TERNI - Una statua alta un metro e 90, pregevole. È un Telamone, il “maschio” di una cariatide. Una statua con le funzioni di sostegno, solitamente in una costruzione di pregio. Quello di cui si parla fu ritrovato nel 1971 da operai dell’Enel durante lavori di scavo in prossimità di Porta Romana.



Oggi della porta è rimasto il toponimo, ma sembra che all’epoca fosse davvero una porta monumentale, così come si conveniva per la porta di ingresso in città posta sulla strada per Roma, la Flaminia. Quarant’anni dopo il ritrovamento la statua è stata tolta dalla cassa in cui era stata riposta e che era conservata negli scantinati del museo archeologico, prima a Spoleto e poi a Perugia.



Ed ora, dopo il restauro, lì, a Perugia, al chiostro di San Domenico, è stata posta per consentirne l’ammirazione e la fruizione - come si dice - da parte della gente. Perché a Perugia e non a Terni? Perché in questo caso non si è seguito il concetto che ha consentito che la statua del Germanico fosse esposta ad Amelia, seppure dopo una lunga battaglia, o che i Bronzi di Riace rimanessero a Reggio Calabria, nella zona, cioè, dov’erano stati trovati? Certo, in passato Terni non ha certo brillato per la cura delle proprie testimonianze storico-archeologiche. Alcune opere sono rimaste in pratica nascoste: i sarcofagi, le steli funerarie, le lapidi, raccolti alla meno peggio nell’androne di Palazzo Carrara, sede della biblioteca. Altre opere, invece, sono state talmente esposte da metterne in pericolo l’esistenza.



Ad esempio, nel muro di sostegno costruito lungo viale Fonderia (oggi via Tito Oro Nobili) erano state inseriti “pezzi” antichi di valore. Intervallando la pietra sponga vi finirono - tanto per dire - fregi, un capitello, pezzi di un mausoleo Romano trovato lungo la Flaminia tra Terni e Narni, alcune colonnine, un rosone. E che dire di quel materiale archeologico rimasto accatastato alla rinfusa ed abbandonato a sé stesso, in Chiassuolo Sant’Agape, una viuzza senza uscita a fianco di Palazzo Carrara? Adesso Terni il museo archeologico ce l’ha, anche se c’è stato qualche problema, tipo una fibula d’oro sparita. Però la statua del telamone non pesa pochi grammi come la fibula, ma otto quintali.



La vicenda del telamone ternano esposto nel chiostro di San Domenico a Perugia, può costituire l’occasione per affrontare la questione di un recupero del «tesoro archeologico ternano» che è ricchissimo: quello di una città che in epoca Romana era importante. E magari per riportare a casa qualcosa anche del materiale che resta nella casse a Perugia o a Villa Giulia o di quello delle due grandi necropoli di San Pietro in Campo e dell’Acciaieria: di quel poco che si è salvato, cioè, dalla loro distruzione.
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