Terni, insulti ai poliziotti che gli chiedevano i documenti: il calciatore Diakité patteggia cinque mesi

Terni, insulti ai poliziotti che gli chiedevano i documenti: il calciatore Diakité patteggia cinque mesi
di Nicoletta Gigli
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Giovedì 14 Marzo 2024, 00:20

TERNI - Cinque mesi di reclusione per resistenza e oltraggio ai poliziotti che gli hanno chiesto i documenti mentre aspettava il treno per Roma.

E’ la condanna patteggiata da Salim Diakitè, 24 anni, ex difensore della Ternana Calcio oggi calciatore del Palermo.

Era finito a processo per una vicenda che risale a due anni fa quando avrebbe reagito male alla richiesta dei documenti fatta da tre agenti della polizia ferroviaria impegnati in un controllo tra le tante persone che aspettavano il treno.

La vicenda va in scena il 24 maggio 2022.

Alla stazione di Terni sono all’opera un sottufficiale e due agenti della polizia ferroviaria.

Come tante altre volte sono impegnati in forze nel controllo di tutte le persone che in quel momento si trovano lungo le banchine della stazione.

Una normale attività di controllo del territorio la loro, che anche quel giorno vede la polizia ferroviaria andare a caccia di immigrati irregolari e spacciatori oppure di gente che arriva in città per compiere furti o altri reati.

I poliziotti, tra gli altri, fermano il 23enne di colore e gli chiedono i documenti. Diaitè è nato in Francia, dal 2021 gioca con la Ternana ma i poliziotti che sono al lavoro non lo riconoscono e comunque continuano a svolgere il loro lavoro.

Lui, che in quel momento sta per salire su un treno, si innervosisce, forse perché teme di non riuscire a partire a causa del controllo dei documenti.

Alla richiesta dei poliziotti, per l’accusa sostenuta dal sostituto procuratore, Marco Stramaglia, Diakitè risponde in modo poco consono.

Invita gli agenti a guardare su internet se ancora non avessero capito chi hanno di fronte.

Forse vola qualche parola di troppo e comunque il calciatore rossoverde non sembra aver agevolato il controllo dei documenti.

A quel punto Diakitè viene portato negli uffici della polizia ferroviaria. Da lì uscirà dopo oltre un’ora. E dopo essere stato denunciato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.

Le carte prendono subito la strada della procura, col pm Marco Stramaglia che chiude le indagini e chiede il rinvio a giudizio del giocatore rossoverde. Nel novembre scorso il giudice, Simona Tordelli, lo rinvia a giudizio e in aula ci sono anche i tre poliziotti che, assistiti dagli avvocati Loris Mattrella, Antonella Dello Stritto e Manuela Landi, si costituiscono parte civile.

Il legale del calciatore, Gianmaria Daminato, del foro di Venezia, chiede l’abbreviato per chiudere la vicenda. Il processo, celebrato ieri di fronte al gip, Simona  Tordelli, si è chiuso col patteggiamento della condanna a cinque mesi, pena sospesa. I legali dei poliziotti, dopo il risarcimento dei danni subiti, hanno revocato la costituzione di parte civile.

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