«Ecco come è entrato il virus in famiglia
Immuni così è inutile, nessuno prende i dati
ma il nostro problema è l'isolamento»

È L’ISOLAMENTO»»

«Ecco come è entrato il virus in famiglia Immuni così è inutile, nessuno prende i dati ma il nostro problema è l'isolamento» È L’ISOLAMENTO»»
di Francesca Tomassini
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Sabato 31 Ottobre 2020, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 19:27

 TERNI «Io e la mia famiglia abbiamo usato tutte le precauzioni raccomandate, nonostante questo ci siamo contagiati». Ci tiene a specificarlo Anna (il nome è di fantasia ndr) prima di iniziare il racconto della sua dis-avventura con il Coronavirus. Una routine come tante, la sua. Un lavoro nella capitale per svolgere il quale fa la pendolare un paio di volte a settimana e la casa in Umbria dove vive con il compagno e il figlio di tre anni. 
«Tutto è cominciato la settimana scorsa- spiega- quando ho avuto dolori alle ossa e qualche linea di febbre. 37,5, non di più, e soltanto per un giorno». Anna pensa ad una semplice infreddatura e il suo medico, che comunque viene avvisato, è d’accordo con lei. Un disturbo apparentemente di poco conto tanto che il giorno dopo è di nuovo in piedi, lavora da casa e insieme al compagno accudisce il figlioletto. «Il campanello d’allarme è suonato un paio di giorni dopo, precisamente il venerdì -continua- stavo bene ma all’improvviso ho perso il senso dell’olfatto. E’ stata una cosa stranissima, Walter (il nome è di fantasia ndr) il mio compagno, continuava a mettermi sotto il naso gli ingredienti più disparati. Caffè, aglio strofinato, addirittura abbiamo provato con la candeggina. Niente. A quel punto ovviamente ho richiamato il medico che mi ha prescritto il tampone molecolare». Nel frattempo, prima che Anna facesse il test, viene la febbre anche a lui. «Era domenica -racconta ancora lei- a dir la verità quel giorno aveva un colorito preoccupante. Fortunatamente il malessere è durato poco, nel giro di un paio di giorni è tornato quello di sempre». L’unico che sembra essere immune è il figlio che, pur vivendo nella stessa casa, non ha manifestato il minimo sintomo. Ma ormai quello che era un semplice sospetto, è diventata certezza e il tampone a cui Anna si sottopone il lunedì non fa che confermarla. Positiva al Covid-19. «Da allora, ogni giorno ricevo una telefonata da qualcuno dell’Asl che mi chiede come sto. A visitarmi però non è venuto nessuno. Io immediatamente ho avvisato tutti i conoscenti che avevo visto nelle ultime due settimane. La cosa che mi ha lasciato interdetta è che non è stato possibile attivare il tracciamento di Immuni verso i contatti occasionali. Nelle ultime settimane per lavoro ho preso autobus, treni, dove tra l’altro molto probabilmente io stessa mi sono contagiata, a questo proposito ho chiesto diverse volte a chi mi telefona dall’asl come trasmettere i codici ma finora nessuno ha saputo rispondermi».

Nella pratica il problema più grande per questa famiglia diventa l’isolamento. «Non abbiamo parenti che abitino vicino e che possano portarci qualcosa anche fuori dalla porta- racconta- perciò anche la più piccola necessità diventa un ostacolo quasi insormontabile. Abbiamo chiamato il Coc di Terni che però ha una segreteria. Ho lasciato un messaggio ma non ci hanno ancora richiamato. Su indicazione della farmacia abbiamo chiamato la Protezione Civile che ci porterà i medicinali a domicilio. Per la spesa fortunatamente il supermercato di zona fa le consegne. Ieri (29 ottobre ndr) hanno fatto il tampone a Walter. Siamo in attesa del risultato. Il problema è che se fosse positivo la quarantena inizia dal giorno del tampone. Ma noi siamo in isolamento totale già da dieci giorni». (continua) 

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