Terni, i giovani riscoprono il dialetto
«La Ternitudine è una filosofia di vita»

Gli Altoforno, autori della canzone Ternitudine
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Martedì 6 Gennaio 2015, 20:43 - Ultimo aggiornamento: 20:44
TERNI - Non tanto i genitori, piuttosto scoprire come vivevano i nonni. Questo spinge le giovani generazioni verso l'uso del dialetto ternano. Ne sono convinti Silvano Locci, una vita passata a tramandare la tradizione orale di Terni grazie al teatro, e la sociologa Cecilia Cristofori, legatissima alla città dell’acciaio.



Sono loro a commentare un fenomeno sempre più marcato: l'uso del vernacolo su internet. Pagine facebook, blog e una miriade di video caricati su you tube. C'è da perdersi a scoprire come i giovani utilizzino i social network per riportare a galla antiche tradizioni. Dal nipote che riprende la nonna mentre sta facendo la coratella, alla poesia in dialetto ternano dedicata ad Ausilia, un personaggio di Terni («che me dai cento lire... ») che solo i più vecchi ricordano non certo i nativi digitali.



Tanto per citare un dato: la pagina facebook “Massime di vita e aforismi ternani” vanta quasi 21mila Mi piace. Il segno di un successo raggiunto a suon di battute e proverbi in ternano, alcuni dei quali inventati e riadattai ai giorni nostri.



«È una particolarità di questo fenomeno – spiega Locci, presidente della compagnia teatrale Nuova città di Terni - spesso si tratta di parole che con il ternano ufficiale hanno poco a che vedere».



Al contrario, l'elenco di soprannomi in dialetto ternano (ce ne saranno più di un centinaio suddivisi per professioni) pubblicati sul blog “Carnefina Radicalismo ternano” sono ufficiali, «arcordi da lu professore Galeazzi Andermo», come recita il documento che Locci conosce bene. “Terni mia Terni nostru”, “Io vivo a Terni”, “Sdremmarina” e “Sei di Terni se”; sono altre comunità virtuali dove le battute in ternano si sprecano, ma c'è anche chi ha pubblicato una comparazione di alcuni termini dialettali (Me dole la capoccia, Cerase, Stisu) per far vedere come spagnolo e ternano si somiglino. «Certo – osserva Locci – i termini ufficiali per me sono quelli contenuti in un dizionario del 1939, con parole molte simili al dialetto di Ascoli».



Ma non è l'ortodossia del ternano ad essere in discussione. Piuttosto un fenomeno sociologico, di cui l'uso del dialetto su internet ne rappresenta un segnale. «In generale – spiega la professoressa Cristofori – i giovani ternani si stanno avvicinando molto alle tradizioni dei nonni, riscoprendo tanto la ternanità quanto la ternitudine. Per ternanità si intende l'attaccamento alla città, ai suoi luoghi di sempre. La Ternitudine, invece, è una filosofia di vita».



Ma la Ternitudine è soprattutto una canzone degli Altoforno, il gruppo ternano che prima di tutti ha fatto del dialetto ternano una vera bandiera, negli anni in cui «condividere» voleva dire scambiarsi le musicassette.
Altri tempi,ma ora il ternano è tornato alla ribalta grazie al web.
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