IL PUNTO
Tra incognite e attese, la domanda che più di altre riecheggia in queste ore è: “Chi decide se certificare o meno le candidature?”. Spoleto non è l’unica città che correrà senza 5 stelle e tra le grandi escluse ci sono altre due realtà analoghe, Siena e Vicenza. Le motivazioni, sempre ignote, saranno sicuramente diverse, ma tra le suggestioni c’è chi fa notare come tutte e tre le città abbiano in comune il declino drammatico delle rispettive banche. Suggestioni, certamente. Poi c’è l’ipotesi del cosiddetto patto di desistenza tra M5S e Lega, a livello nazionale, per via della svolta governativa. E, ancora, tra le ricerche spasmodiche che gli attivisti delusi stanno facendo in queste ore, c’è quella che riguarda le cosiddette eminenze grigie del Movimento: quelli, insomma, che in poco tempo si sono conquistati un posto al sole al fianco di Luigi Di Maio, divenendone primi consiglieri. Tra loro, spicca il nome di Vincenzo Spadafora, che ha abbracciato il Movimento da meno di un anno, ma viene considerato un enfant prodige della politica. Ha iniziato la sua carriera a circa vent’anni, con l’Udeur di Mastella, poi una parentesi nella segreteria dei Verdi (con l’ex ministro Pecoraro Scanio) e poi, tra un’esperienza e l’altra, il salto di qualità nel 2006, come capo segreteria di Francesco Rutelli, all’epoca ministro dei Beni Culturali. Rutelli, in quel periodo, era molto vicino a Spoleto: fu proprio l’ex ministro a condurre l’operazione che portò al nuovo corso del Festival e fu sempre lui, Rutelli (di cui Spadafora era capo segreteria), a scegliere come direttore artistico Giorgio Ferrara, con la cui gestione i grillini locali non sono stati mai particolarmente teneri. Ma questa è un’altra suggestione. L’ennesima, appunto, in assenza di motivazioni chiare e trasparenti.
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