Perugia, sfregiata al viso fuori dalla disco: l'aggressore finisce a processo. La vittima: «Non esco più perché mi vergogno»

Perugia, sfregiata al viso fuori dalla disco: l'aggressore finisce a processo. La vittima: «Non esco più perché mi vergogno»
di Enzo Beretta
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Martedì 20 Settembre 2022, 06:54

«Lui è libero e in carcere non c’è neppure mai stato nonostante quello che mi ha fatto. Quella reclusa per la vergogna di uscire e di non farmi vedere da nessuno sono io. Non posso neanche farmi curare da un chirurgo plastico perché non ho i documenti in regola. Cerco di uscire meno possibile, all’ospedale ci vado solamente quando non ne posso proprio più dai dolori». È questo il racconto, struggente, raccolto da un’amica della giovane colombiana di 32 anni che nel marzo scorso è stata sfregiata alla stazione da un uomo armato di una bottiglia di vetro rotta. Quei segni sulla fronte, sulla guancia e sugli zigomi rimarranno per sempre a ricordarle quella notte drammatica vissuta fuori dal locale in via Cortonese. «Era una furia», continuava a ripetere lei al pronto soccorso dell’ospedale di Perugia avvolta in una maschera di sangue. Il 27enne ecuadoriano indagato dalla Procura della Repubblica per lesioni personali gravi e deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso comparirà davanti al giudice per l’udienza preliminare Angela Avila il 6 ottobre. Nei suoi confronti i magistrati inquirenti avevano sollecitato il rito immediato ma l’imputato, difeso dall’avvocato Gaetano Figoli, punta allo sconto di pena passando per il giudizio abbreviato. Attraverso questo percorso il processo dura meno, proprio perché si rinuncia al dibattimento, in cambio si ottiene lo sconto di 1/3 sulla condanna. Ovviamente il processo si svolge con le carte raccolte dalla Procura nella fase delle indagini. L’imputato potrà rendere dichiarazioni spontanee, ed è quello che sembra intenzionato a fare: non si hanno conferme a proposito di un interrogatorio in aula.

Cosa si legge nelle carte dei pm? Nel capo di imputazione contro l’ecuadoriano sta scritto che fuori dalla sala da ballo, sferrando alcuni pugni e utilizzando «una bottiglia rotta intenzionalmente», ha provocato alla 32enne colombiana un «verosimile trauma occipitale, multiple ferite da taglio al volto, ferita Lc occipitale e irregolarità delle ossa nasali, dalle quali derivavano anche lo sfregio permanente al volto, costituito da un’alterazione permanente dei tratti fisionomici, tale da turbare sensibilmente l’armonia del viso ed essere visibile a distanza di conversazione». Stando alla ricostruzione della colombiana aggredita l’uomo si è avvicinato in discoteca mentre lei ed alcune amiche stavano parlando: è stato allontanato e fuori dal locale, verso le 6.30 del mattino, ha iniziato a inveire contro di lei che, per tutta risposta, nel tentativo di spaventarlo, ha rotto una bottiglia di vetro. Voleva mettergli paura. In Colombia – dice lei – è così che si fa. A quel punto lui ha rotto un’altra bottiglia e l’ha sfregiata, colpendola alla testa e prendendola a calci sulle gambe. Lei si è accucciata nel tentativo di ripararsi dai colpi. La vittima – stando a quanto si legge nei referti medici dell’ospedale stilati quando è arrivata ferita da via Cortonese – era ubriaca e drogata, dagli esami è risultata positiva alle benzodiazepine e alla cocaina. La prognosi è di 30 giorni, i segni sono per sempre.

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