Polo scolastico mai realizzato, c'è l'inchiesta
acquisizioni in Comune a Spoleto

Legnini e De Augustinis davanti alla Alighieri di Spoleto
di Ilaria Bosi
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Domenica 21 Giugno 2020, 12:00 - Ultimo aggiornamento: 17:59
SPOLETO Trecentomila euro spesi per la progettazione di un Polo Scolastico deciso in piena emergenza sismica e mai realizzato. Se la gestione della controversa partita della ricostruzione delle scuole di Spoleto abbia o meno causato un danno erariale, lo stabilirà la Corte dei Conti. Già, perché dopo i rimpalli e i fuochi incrociati di un anno fa tra l’amministrazione guidata dal sindaco Umberto De Augustinis e la struttura commissariale diretta all’epoca dal geologo Piero Farabollini, ora la magistratura contabile ha aperto un’indagine. La conferma arriva direttamente da fonti vicine al Comune, dove nei giorni scorsi le fiamme gialle si sono recate per l’acquisizione documentale dei vari passaggi che hanno caratterizzato l’iter procedurale. Un iter in cui sono coinvolti, a vario titolo, anche l’Usr (quindi la Regione) e la struttura commissariale: sembra quindi scontato che, allo stesso modo, gli inquirenti abbiano bussato anche a loro. A coordinare gli accertamenti è il procuratore regionale Rosa Francaviglia, che ha così allargato anche a Spoleto il raggio d’indagine che riguarda anche altre questioni relative al sisma 2016, come quella dell’ospedale di Norcia e della Residenza per anziani.
LE SPESE
“Progettazione, interventi di bonifica di un dissesto idrogeologico, realizzazione degli accessi all’area delle nuove scuole” e via dicendo. Sono queste le voci intorno cui ballano i circa 300mila euro spesi di fatto inutilmente e che secondo Farabollini andavano addebitati al Comune (“piena consapevolezza dell’onere a carico del Comune di Spoleto”, mise nero su bianco), responsabile della rinuncia alla progettata delocalizzazione della scuola media Dante Alighieri e di quella per l’infanzia Prato Fiorito in favore di un diverso intervento (l’adeguamento sismico in loco). Secondo l’ex commissario, infatti, quei circa 11 milioni di euro stanziati con l’Ordinanza 14 del 16 gennaio 2017 (a firma di Vasco Errani) erano vincolati all’intervento di delocalizzazione e di realizzazione del nuovo Polo Scolastico e non potevano essere utilizzati per altri progetti.
LO STRAPPO
Di avviso opposto il sindaco. Fatto sta quella rinuncia, una volta formalizzata, ha portato al definanziamento, contro cui il Comune ha presentato ricorso al Tar del Lazio. Una situazione che ha determinato uno strappo istituzionale forte e tante polemiche politiche, con l’opposizione che ha più volte invocato l’intervento della magistratura contabile. La partita della ricostruzione delle due scuole è di fatto ancora aperta. Perché se è vero che nei giorni scorsi il Comune ha annunciato la volontà di ritirare il ricorso tuttora pendente davanti al Tar e di aver raggiunto un accordo con il neo commissario Giovanni Legnini per un nuovo finanziamento, è indiscutibile che il ricorso va ritirato formalmente e il provvedimento per i nuovi fondi firmato e pubblicato dalla struttura commissariale, che dovrà verosimilmente motivare anche questo balletto di Ordinanze.

IL RIEPILOGO DELLA CONTROVERSA VICENDA
Nel corto circuito sulla ricostruzione delle scuole si avvicendano due amministrazioni. Quella guidata da Cardarelli, due mesi e mezzo dopo le scosse del 30 ottobre, opta per la delocalizzazione dei due plessi classificati con inagibilità grave (E): la terra trema ancora e l’onda emotiva spinge verso soluzioni rapide e sicure. La decisione lampo, criticata dall’opposizione, è motivata dalla volontà di “cogliere l’opportunità di inserire i due interventi nel primo piano di ricostruzione delle scuole”, da realizzare (nelle intenzioni) entro 100 giorni. Il Polo di San Paolo viene finanziato con l’Ordinanza 14 del 16 gennaio 2017. Ci sono i soldi. Al disegno, il Comune aggiunge anche una palestra (cofinanziata con la Provincia) e la progettazione – non facile per la presenza di un vincolo idrogeologico - prosegue. Nel 2018, a progettazione conclusa, si insedia il sindaco De Augustinis, che avverte subito del dietrofront: “No al nuovo Polo, sì alla ricostruzione (che poi sarà adeguamento sismico, ndr) in loco, anche per non desertificare il centro storico”. Nel 2019, d’accordo con la Regione, viene formalizzata la rinuncia al Polo e il commissario Farabollini storna (con una nuova Ordinanza a modifica della 14) i circa 11 milioni stanziati. Le scuole di Spoleto spariscono dai radar dei finanziamenti, il caso diventa sempre più politico ed esplode la grana dei costi di progettazione. Nel muro contro muro, si apre un contenzioso al Tar. Poi, con Legnini che subentra a Farabollini, la prospettiva di una soluzione.


 
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