PERUGIA - Cita poeti greci e libanesi fino a san Bernardino da Siena per anticipare la procura generale che sarà. Ma non manca certo la concretezza di un piano per sostenere l'Umbria della giustizia. Così, in pochi minuti e precise, chirurgiche parole, ieri Sergio Sottani ha preso possesso della sua nuova scrivania a palazzo del Capitano del popolo come procuratore generale, dopo la nomina del Csm con 16 voti favorevoli e 3 astenuti.
Un ritorno a casa, per Sottani, perugino doc, già sostituto in via Fiorenzo di Lorenzo, poi capo a Forlì e procuratore generale ad Ancona. Con la toga dall'inizio degli anni '80 (è stato anche giudice per due decenni), come pubblico ministero ha coordinato alcune delle maggiori inchieste italiane, dagli appalti per i Grandi eventi fino alla P4, dall'archivio segreto del Sismi fino alla riapertura del caso Pantani.
E ieri, in una cerimonia ristretta causa Covid, a cui hanno partecipato i procuratori di Perugia, Raffaele Cantone, e Spoleto, Alessandro Cannevale, oltre al presidente dell'Ordine degli avvocati Stefano Tentori Montalto e della Camera penale Vincenzo Bochicchio, dopo il saluto del presidente della Corte d'appello Mario Vincenzo D'Aprile, ha prestato il suo giuramento. Ricordando anche come «in un momento di grande difficoltà» la magistratura deve dare «una immagine assolutamente trasparente» e di «credibilità» senza «nessuna possibilità, ammesso che ci siano stati in passato cedimenti di qualsiasi genere». Il magistrato ha citato anche la «questione morale» tra gli obiettivi del suo impegno, insieme al problema dell'edilizia giudiziaria e al «giusto processo», per ottenere procedimenti «tendenzialmente celeri per vedere di evitare al massimo le prescrizioni».
Dopo la citazione dell'Itaca del poeta Kavafis, sul ritorno a casa e l'importanza del viaggio, il procuratore generale ha ricordato, con le parole di Khalil Gibran, che «la tempesta disperde i fiori ma non distrugge i semi.