Giustizia lumaca: Perugia, imprenditore assolto dopo 11 anni di indagini e processo

Giustizia lumaca: Perugia, imprenditore assolto dopo 11 anni di indagini e processo
di Michele Milletti
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Giovedì 2 Febbraio 2023, 07:05
Una storia surreale a raccontarla, terribilmente reale a viverla. Perché trovarsi sotto processo dopo aver pagato regolarmente e realmente circa 300mila euro di fatture soltanto perché qualcuno ti accusa di aver partecipato a un giro di fatture false quando invece hai dalla tua bonifici e assegni, è cosa dura anche solo a credersi. Figurarsi a doversi difendere.
Succede al titolare di una azienda perugina del settore edile. Che dopo undici anni, assistito dall’avvocato Saschia Soli, è riuscito finalmente a vedersi assolto dall’accusa di aver partecipato a un presunto giro di fatture false sui cui all’epoca aveva indagato la guardia di finanza.
Siamo nel 2012 e, secondo quanto ricostruito nel corso del processo, le indagini delle fiamme gialle partono dalla segnalazione di fatture false emesse da un’altra azienda, sempre perugina e sempre del settore, nei confronti di vari destinatari tra cui anche l’imprenditore in questine e la sua ditta.
Che cerca subito di dimostrare la correttezza del proprio operato, ma non basta: viene rinviato a giudizio proprio perché accusato di aver partecipato a questa produzione inesistente di carte per frodare l’Erario.
Quando inizia il processo siamo nel 2018 e dunque sono passati almeno cinque anni rispetto ai fatti che vengono contestati. Come detto, ne passeranno altrettanti finché nella giornata di ieri l’imprenditore ha potuto festeggiare il proscioglimento. L’assoluzione per non aver commesso il fatto.
Per arrivare a ottenere giustizia, però, l’uomo e il suo legale hanno dovuto non solo attendere i tempi lunghi della giustizia stessa (inevitabilmente rallentata anche dall’avvento del Covid) ma al tempo stesso hanno contestato punto su punto gli addebiti che erano stati contestati.
Tra i punti di svolta, inevitabilmente, la dimostrazione cartacea di come quelle fatture fossero state realmente e regolarmente pagate. Nel corso del lungo dibattimento, infatti, l’imprenditore ha così presentato copia non solo del pagamento di quelle fatture attraverso assegni e bonifici, ma anche prove del fatto che quei pagamenti fossero stati realmente disposti attraverso i movimenti del conto corrente in cui si evidenziavano appunto le uscite per far fronte ai trecentomila euro complessivi legati alle forniture di materiali con relative documentazioni di trasporto dei materiali stessi.
Ma c’è di più. Dal momento che oltre alla beffa di altri pagamenti imposti dall’Erario, l’imprenditore aveva dovuto affrontare in questi anni anche un procedimento parallelo sostanzialmente per le stesse accuse anche in questo caso terminato con l’assoluzione. Storia di appena due settimane fa, per ipotetici reati avvenuti prima del 2010. Ora forse l’incubo è davvero finito.
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