Perugia, per le elezioni comunali centrosinistra nel pantano e Pd diviso su alleanze e candidature

Si muovono i contras che volevano le primarie: muro su Tizi e Progetto Perugia. Piace Ferrucci, in oista Belardi sale Ferdinandi

Il consigliere comunale del Pd, Marko Hromis
di Luca Benedetti
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Venerdì 19 Gennaio 2024, 08:15
La cera si consuma la processione non cammina. Ecco il centrosinistra perugino, alle prese con tanti rebus a 150 giorni dal voto da far prendere il mal di testa. Le alleanze, anche se un po’ il campo è stato sgomberato dai dubbi vista l’intesa regionale con M5S, Psi, Civici e Alleanza Verdi Sinistra. Certo replicabile nel capoluogo, ma non è detto che sia in fotocopia. Il campo largo da allargare è un obiettivo, ma finora l’impressione è che Pd e company si siano infilati in un vicolo cieco.
Non è un mistero che dentro i Democrat perugini le divisioni siano pesanti. Ieri ha fatto una mossa Marko Hromis, consigliere comunale Pd, uomo di punta dei sette circoli contras che da mesi chiedono un cambio di registro dei vertici cittadini e regionali(«ma non vogliamo fare fuori nessuno»). Era l’uomo seguito da 150 firme con cui sono state chieste le primarie. Ecco, le primarie si possono anche congelare. Ma Hromis, dalla stanza di Felicittà intitolata a David Sassoli è chiaro: «Secondo noi le primarie sarebbero state lo strumento migliore perché avrebbero dato ai perugini la prima e l’ultima parola: l’ultima parola il 9 giugno, la prima parola nel momento in cui si va a decidere il candidato. Questo, però, a seguito di un percorso riconoscibile e serio e non un referendum tra nomi. Ci rendiamo conto che la classe dirigente del Pd e la coalizione di centrosinistra, non ha accettato questa proposta e oggi il tempo scorre e vogliamo lanciare una provocazione di responsabilità: cerchiamo di fare un passo in avanti, vediamo se c’è la possibilità di far convergere più forze politiche in questo campo di centro sinistra su dei temi connotativi».
E allora il candidato? Hromis entra a gamba tesa: «Non deve essere imposto da diktat romani, non deve essere frutto di equilibri compensativi con altre città, né deve arrivare da chi ha governato con il centrodestra». Per semplificare: addio alla Tizi (M5S) e no a un candidato espressione di Progetto Perugia che, dovesse, non metterà più sul tavolo Giuseppe Capaccioni. Eppoi? A 150 giorni dal voto per Hromis e i contras, il Pd e il centrosinistra sono in ritardo: «Il centrodestra ha già in campo una candidatura. Allora il candidato sindaco deve essere di campo progressista e riformista, riconoscibile, con un curriculum e delle competenze che la città riconosca, che in questi anni abbia fatto delle proposte, sia stato protagonista e, in particolare, non deve essere un nome imposto da veti e diktat». 
Così non dispiacciono i nomi di Paolo Belardi (prossimo evento della sua associazione giovedì 25), Luca Ferrucci (quello che piace molto di più) e si può ragionare anche su Vittoria Ferdinandi data, in alcuni ambienti, in ascesa. Hromis dà la pagella anche all’intesa del campo largo: «Bene, ma le stesse forze hanno preso nel 2019 il 30% a Perugia». E allora si può anche dialogare con Progetto Perugia, ma non con le armi spuntate. Non è un mistero che la sponda dei centristi in giunta per dieci anni con Romizi piaccia molto al segretario comunale Sauro Cristofani e ci sta lavorando anche qualche ex gran maggiorente del partito che di centro se ne intende. Non è un caso che il tavolo del centrosinistra sia fermo a prima di Natale, quando c’era anche Paolo Belardi. Uno stop che a qualche cespuglio sta dando un po’ fastidio. I bene informati indicano due snodi: l’iniziativa del centrosinistra di domenica al 110 Caffè e la settimana che si chiude con la vigilia di San Costanzo.
Intanto il presidente di Italia Viva, Massimo Gnagnarini annuncia che il 31 l’assemblea definirà il quadro delle alleanze; mentre per Perugia (Manuela Mori ha annunciato l’appoggio a Margherita Scoccia) le indicazioni le daranno gli organi nazionali del partito «tenendo conto dei confronti programmatici svolti sul territorio e dalla diverse opzioni scaturite dal dibattito interno».
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