Pd, Bori apre ai tre rivali: «Il congresso subito e voltiamo pagina insieme»

Tommaso Bori candidato a segretario regionale del Pd
di Federico Fabrizi
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Sabato 10 Ottobre 2020, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 16:11

PERUGIA - Tommaso Bori è l’unico dei quattro candidati alla segreteria regionale Pd a non volere il rinvio del congresso. Per lui il passaggio non può essere rinviato. «Non possiamo permetterci di perdere altro tempo. Serve ricostruire un Pd forte, in grado di mettere in campo opposizione, ma soprattutto un’alternativa credibile alle destre. Questa è la posta in gioco. Per questo c’è bisogno di fare presto e bene, con tutte le energie di cui disponiamo. A chi evoca lo spauracchio di divisioni a valle del congresso, rispondo che non si deve mai temere il confronto in una comunità che si dice democratica».
Spauracchio di divisioni? Tra ricorsi e raccomandate spedite a Roma pare che siate già ai colpi sotto la cintura.
«Siamo quattro candidati, ognuno portatore di esperienze significative, ognuno con una storia e una personalità. Possiamo vivere questo come una ricchezza, per ora e per dopo. Propongo un patto tra di noi: facciamo un bel dibattito sui contenuti, e chiunque farà il segretario, impegniamoci a lavorare tutti e quattro per l’unità e la ricostruzione del partito. Se dovessi essere io, mi impegnerei fin da ora a coinvolgere pienamente gli altri nel gruppo dirigente».
Questa è una notizia. Bori tende la mano.
«Se saremo in grado di mettere da parte i personalismi, ci accorgeremo che sono molti di più gli elementi che ci uniscono rispetto a quelli che ci dividono. Spero si possa ancora realizzare una convergenza costruttiva a partire da questo congresso. Ripartiamo da qui, con una visione unitaria».
Quali sono gli elementi comuni tra di voi?
«Siamo tutti d’accordo che il congresso serva ad aprire una nuova fase, avendo compreso gli errori del passato. Serve umiltà, ascolto, dialogo e visione, questa è la responsabilità che i nostri iscritti si aspettano noi, nessuno escluso».
Mica il Pd smetterà davvero di litigare?
«Il congresso non è un punto di arrivo, ma di partenza. L’inizio di un nuovo percorso comune. Ciò sarà possibile solo ristabilendo internamente un clima positivo e di collaborazione costruttiva finendola con l’alimentare una perenne conflittualità interna, che fa gioco solo ai nostri avversari».
Dovrebbe essere congresso di idee e temi?
«Certo, vorrei ci confrontassimo sul modello di riorganizzazione territoriale del partito, sulle modalità di selezione della classe dirigente, su nuove forme di partecipazione. Ma soprattutto mi piacerebbe avere un confronto sull’Umbria: modernizzazione, transizione ecologica, inclusione sociale e territoriale, sviluppo in grado di coniugare economia e diritti. L’emergenza sanitaria ci ha fatto riscoprire minacce inattese e fragilità individuali che vanno affrontate».
Bori, basta fare il buono però: con questo congresso termina definitivamente il ciclo di una generazione politica.
«Siamo abituati a pensare alle generazioni politiche come alle ere geologiche. Basta. C’è bisogno di tutti. E’ però evidente che serve far avanzare una nuova classe dirigente e le giovani generazioni devono assumersi maggiori responsabilità».
Ora è il momento di Bori, Laureti e Ascani?
«Ora è il momento delle persone di buona volontà al servizio di una comunità con un progetto chiaro, senza chiedere nulla in cambio. Superiamo la dicotomia tra portatori d’acqua e garantiti. Valutare le competenze, le capacità e il grado di consenso di ognuno».
Se sarà segretario del Pd smetterà di fare il grillino?
«Fare opposizione dopo 50 anni di governo non è semplice, ma la radicalità e la chiarezza dei nostri messaggi su sanità, lavoro, diritti, sono serviti alla società umbra per uscire dal torpore, infatti la luna di miele tra la destra, a trazione leghista, e l’Umbria, sta già volgendo al termine Io sono orgogliosamente riformista.

Ma il dissenso alla destra va trasformato in consenso nei nostri confronti sulla base di una vera alternativa: mi candido segretario del Pd per questo».

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