Orvieto. Cup, burocrazia, liste d'attesa e viaggi tra ospedali, Cittadinanzattiva: «Inaccettabile»

L'odissea quotidiana dei pazienti orvietani alle prese con le prenotazioni al Cup.

Orvieto. Cup, burocrazia, liste d'attesa e viaggi tra ospedali, Cittadinanzattiva: «Inaccettabile»
di Monica Riccio
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Venerdì 17 Febbraio 2023, 00:30

Nessun posto, né a Orvieto, né in nessuna struttura sanitaria della regione per poter effettuare una visita reumatologica. Nessuna possibilità di prenotare esami di laboratorio a Orvieto. Non al momento, non ieri. La vita del paziente orvietano ormai è diventata una specie di roulette, con il cittadino ad interpretare la pallina bianca che corre, trottola, batte e poi, quasi del tutto a caso, se vuole, si accomoda in una delle caselle che invece dei numeri porta il nome di un ospedale, di un laboratorio, di una struttura sanitaria. E quasi mai sulla casella c'è scritto “Orvieto”. E tutto questo sta diventando semplicemente inaccettabile.

E' il Cup unico regionale che pensato come risolvi-problema-e-liste sta, invece, complicando la vita a tutti, sicuramente agli orvietani che si vedono costretti a gironzolare per mezza Umbria se vogliono curarsi con il servizio sanitario pubblico.

C'è chi viaggia, chi accetta Branca, Spoleto o Narni, e chi invece viaggiare non può e allora o aspetta, se può, o paga, se può. Perché nel privato, almeno a Orvieto, c'è sempre posto. E poi c'è la burocrazia.

«Oltre alle liste d'attesa interminabili, che costringono quasi tutti a dirottare verso visite specialistiche ed esami diagnostici a pagamento, in strutture private, vanificando il diritto alla sanità pubblica – spiega Gianni Pietro Mencarelli di Cittadinanzattiva e del Tribunale per i diritti del malato - ci si mette ora anche la burocrazia. Un orvietano si è recato presso il Cup per prenotare la visita semestrale per il rinnovo del piano terapeutico, necessario per ottenere i farmaci usati da sua moglie per la cura dell'artrite reumatoide di cui è affetta da oltre 30 anni e, come se nulla fosse, l'hanno dirottato proponendogli una visita a Terni. Il signor Mario vorrebbe capire come mai tanti pazienti vengono costretti a questi viaggi solo per vedersi rinnovare un piano cure usato da anni domandandosi anche perché durante il Covid i medicinali venivano concessi senza il bisogno della firma dello specialista, e perché, nell'era dell'informatica post covid no. Abbiamo così posto il quesito direttamente alla sindaca Tardani che si è subito interessata, facendo pressione sul direttore generale della Usl Umbria 2, e siamo in attesa di una risposta. Come se non bastasse, il Cup non ha riconosciuto la ricetta “bianca” portata dal signor Mario che quindi è tornato dal proprio medico a far trascrivere tutto su ricetta “rossa”. Tornato quindi di nuovo al Cup con in mano entrambe le ricette, è riuscito finalmente a prenotare ma nel frattempo Terni aveva esaurito i posti e il signor Mario e signora sono stati dirottati a Magione».

Un iter sempre più comune a molti pazienti «secondo i dati che abbiamo in mano – afferma Mencarelli – in questo momento sarebbero circa 100 le persone del comprensorio orvietano alle prese con questo problema burocratico. Senza contare tutti gli spostamenti per le visite. L'assessore regionale alla Sanità Luca Coletto, quando venne a Orvieto in novembre disse che over65 e fragili non sarebbero stati fatti spostare più – incalza Mencarelli – ma non è così. E ancora se il servizio pubblico non ce la fa, perché non stipulare convenzioni con i tanti centri privati presenti sul territorio? Le liste si accorcerebbero, i tempi si velocizzerebbero, il privato guadagnerebbe comunque, ma almeno il paziente potrebbe ottenere risposte in tempi ragionevoli pagando una cifra convenzionata tra la Regione Umbria e la struttura privata».

 

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