Operaio cade dalla scala e muore: imprenditore a giudizio. Il dramma a Ospedalicchio

Il tribunale penale di via XIV Settembre a Perugia
di Enzo Beretta
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Mercoledì 15 Novembre 2023, 06:45

Il giudice Natalia Giubilei ha rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo il datore di lavoro di un operaio edile albanese di 55 anni precipitato da una scala a pioli mentre era impegnato a sostituire un tubo di scarico in un negozio di abbigliamento a Ospedalicchio di Bastia Umbra, morto in seguito alla caduta da un’altezza di quattro metri. Per l'imprenditore il processo si aprirà il 10 giugno prossimo. L'operaio nel gennaio 2023 - si legge nelle carte del pm di Perugia - era stato incaricato di «riparare la tubazione di scarico delle acque piovane che procurava infiltrazioni di acqua in una porzione dell’immobile». Tre giorni dopo l’incidente è morto all’ospedale di Perugia a causa di un «trauma cranio encefalico». 

Il sostituto procuratore Gianpaolo Mocetti ritiene responsabile l'imprenditore di «colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia» oltre che dell’«inosservanza della disciplina in materia di tutela della salute, sicurezza e prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro e delle disposizioni delle norme tecniche». Nell’ottica accusatoria il 61enne non ha «messo a disposizione» della vittima «attrezzatura conforme e idonea (…) permettendo l’utilizzo al lavoratore di una scala a pioli non in grado di assicurare l’utilizzo contemporaneo di entrambe le mani». Sempre il pm lamenta la mancata «pianificazione dell’attività di cantiere, delle modalità organizzative, delle misure preventive e protettive in riferimento ai rischi connessi alle lavorazioni, in particolare non inserendo alcuna indicazione o prescrizione di sicurezza in merito all'attività lavorativa da svolgere, nonché ai materiali e alle attrezzature da utilizzare».

Secondo l’avvocato Giuseppe Caforio che difende l'imputato «l’utilizzo della scala a pioli è stata una scelta esclusiva dell’operaio che ha agito del tutto autonomamente, in totale difformità rispetto a quanto gli aveva impartito il mio cliente nel corso della riunione che si è svolta la mattina del sinistro, prima di recarsi al lavoro. È stato lo stesso dipendente - si legge - con l'aiuto del nipote e di altri quattro dipendenti a caricare sull'autocarro il trabattello da utilizzare sul posto di lavoro.

Un suo collaboratore ha  provato a stimolare la vittima a posizionare il trabattello come da istruzioni ma senza successo, in quanto quest'ultimo ha valutato talmente breve il lavoro da svolgere (5-10 minuti) da non vederne la convenienza». Conclude il legale: «Il lavoratore vittima dell'infortunio si è esposto a un rischio privo di connessione con l'attività professionale per una scelta assolutamente volontaria e arbitraria».

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